(di Christian Diociaiuti – da RietiLife Free Press) Una coltura di fragole perenni, un luppoleto, prove di grano tenero e duro. Tutte sperimentazioni finite sotto l’acqua, come le speranze di chi le stava studiando per dare risposte al mercato agricolo. Al Centro Appenninico Carlo Jucci, nel cuore della Piana Reatina, l’alluvione ha fatto danni serissimi, rendendo vano il lavoro di mesi su colture sperimentali che in questo centro – operativo sotto l’ala protettiva dell’Università di Perugia – sono il cuore dell’attività. Di fatto la piena ha mandato all’aria i risultati degli studi attesi per il futuro prossimo. Per non parlare dei danni subito riscontrabili: capannoni, serre, attrezzi, mezzi.
Al Centro Jucci pagano lo scotto della piena dal 25 gennaio, giorno dell’invito a lasciare la struttura per tutti gli operatori e data di una delle foto simbolo dell’alluvione, scattata dall’elicottero dei Vigili del Fuoco e su cui RietiLife Free Press ha titolato “Non potevamo evitarlo?”. La domanda resta. Poco potevano fare in questo centro di ricerca e sperimentazione che dà lustro alla nostra agricoltura. Tornati al lavoro il venerdì successivo, allo Jucci hanno cercato di salvare il salvabile. Ma il grano sotto l’acqua muore o si ammala, e le altre colture pure. Martedì la situazione è tornata di nuovo drammatica. E i danni sono già belli che fatti. Sempre in tema agricoltura, intanto, Coldiretti chiede una mano ai Comuni: “Ridurre la Tari per le imprese agricole e gli agriturismi”.
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