La storia di Mario Sanna arriva sul Corriere della Sera Roma. Il suo digiuno per protesta (leggi) continua ed è al 12esimo giorno.
(dal Corriere della Sera – Fabrizio Peronaci) «Quando la casa ti crolla addosso e sotto ci resta tuo figlio, Filippo, ventitré anni, una gioia di ragazzo, la tua vita è distrutta. La sola speranza, per te e i tuoi cari, è tentare di ricostruire una parvenza di vita partendo proprio da una nuova casa, mattone dopo mattone… Ma lo Stato, i Comuni, la burocrazia, questa possibilità tè la negano…» Mario, ex rappresentante di commercio, è al 12° giorno di sciopero della fame. Ogni mattina fa un diretta Fb per aggiornare sulle sue condizioni. Beve «acqua, thè e tisane», e sua moglie Stefania, che è medico, lo tiene costantemente sotto controllo, «mi misura la pressione, la glicemia, il livello di ossigenazione nel sangue». Lui tiene duro. «Andrò avanti finché non avrò risposte, l’articolo 6 della legge 189 va cambiato…».
È il paradosso di una storia molto italiana: Mario Sanna, 60 anni, abitante ad Amatrice prima che la scossa delle 3.36 del 24 agosto 2016 sconvolgesse l’Italia centrale, ha sperimentato il dolore più lancinante sulla sua pelle, il lutto, la rabbia, il senso di impotenza, e ora mette a rischio la propria vita, digiunando, per battere un altro mostro; l’abbinata tra una legge inadeguata e la burocrazia che fatica a correggersi. «La questione, nella sua assurdità, in fondo è banale racconta Mario, che dopo il terremoto si è trasferito con la moglie e gli altri due ragazzi, Riccardo e Irene, nella foresteria di un istituto di suore, a Rieti – Rimasti senza un tetto, salutato il nostro Filippo, venuto a mancare dopo una settimana in ospedale a Pescara perle lesioni riportate sotto le macerie, morti dentro, perché questo succede dopo un cataclisma del genere, abbiamo scoperto cosa vuole dire il pugno della legge. Volevo costruire una casa, per ricostituire il nostro nucleo, ma, in quanto locatario, sono stato sfortunato…».
Il nodo della vicenda è proprio questo: una «dimenticanza» nelle pieghe normative. «La legge 189 del 2016 per gli aiuti alle vittime della calamità – prosegue Mario Sanna – esenta dagli oneri di costruzione i proprietari e gli usufruttuari di immobili colpiti, ma non i locatari, co- Due pesi «Mi hanno escluso dalle esenzioni perché eravamo ¡n affitto Assurdo» me eravamo noi ad Amatrice. Cosi, quando ho presentato il progetto per un edificio a un piano, con tutti i sistemi antisismici e certificati anti-ciclone, su un terreno in località Lisciano, il Comune di Rieti ha condizionato il via libera al versamento di 42 mila euro di oneri di costruzione e urbanizzazione. Uno sproposito». Il paradosso è reso ancora più evidente dai possibili effetti: «Grazie a questa legge, nata con intenti positivi, ma incompleta, può accadere che lo Stato premi chi ha affittato una casa non a norma, che è venuta giù, magari per sua stessa colpa, e al contrario vessi gli inquilini, vere vittime della tragedia». La scorsa estate, in occasione della visita ad Amatrice nel quarto anniversario. Sanna aveva avvicinato il premier: «Conte ci ha ascoltato e ha espresso comprensione. Poi gli uffici mi hanno spiegato che, non potendosi fare una legge ad hoc, occorre intervenire sul testo approvato, inserendo una modifica nel decreto Milleproroghe tramite la commissione Bilancio. Bene, ma non è successo». Per questo Mario il terremotato da due settimane non mangia: «Glielo assicuro, chi ha vissuto quel trauma non vuole rientrare in una casa che non sia fatta bene. Il tarlo non ti abbandona, pensi sempre che possa crollarti addosso di nuovo. Lo Stato deve essere giusto. E lo dico non solo per noi e in memoria di Filippo, ma anche pensando ai tanti nella stessa condizione».
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