“Quattro anni fa, in questi ultimi giorni di gennaio, venne a mancare Aimone Filiberto Milli. Giornalista, saggista, cantore dell’anima profonda della nostra città, per anni ne ha rappresentato l’aedo e la cosciena critica, senza risparmiare nessuno, amico o nemico che fosse”: lo scrive Area Rieti.
“Area Rieti ha avuto con Milli un profondo rapporto dialettico, che ci ha visto passare da momenti di grande dissenso (ricordo i suoi articoli sprezzanti quando contestammo, lanciandogli le mutande, l’allora vice presidente del consiglio Veltroni) a una condivisione praticamente totale nell’analisi del degrado della politica italiana. Aimone ha attraversato un secolo, con l’animo del narratore, scrivendo di ciò che viveva, non accontentandosi mai del “raccontato”, ma cercando “fisicamente” di conoscere la realtà. Ricostruendola poi attraverso una prosa che tracimava nella poesia. Penna tagliente, uomo di grandi passioni, scevro da qualsiasi ipocrisia, ci ha lasciato uno spaccato della nostra comunità che è parte integrante della nostra identità. Non ci si può dire reatini oggi, senza aver letto qualcuno dei suoi scritti” dice Area.
“Uomo per cui contava l’essenza e non l’apparenza, che rifiutava onori e medaglie, è un simbolo di quel che dovrebbe essere l’informazione nella sua funzione di arte civile. Era il cantore della Polis, memoria e testimone della trasformazione di una città, che troppo spesso non ha consapevolezza di sé. Area Rieti qualche anno fa organizzò, insieme ai suoi amici storici (pochi, selezionati, assolutamente fuori dagli schemi di una normalità che non amava) un convegno per ricordarlo, perché il rischio più grande è che triturati nel tran tran quotidiano, abbagliati dall’ vacuità di un mondo virtuale, la sua figura potesse scomparire. Oggi chiediamo al Sindaco, che ebbe l’onore e l’onere di essere tra coloro che maggiormente ne hanno raccolto memoria, dubbi, e riflessioni, di dedicare una strada, una via, un vicolo a questo giornalista, affinché domani un giovane reatino, possa chiedersi chi fosse, e magari ne studi gli scritti. Una comunità che dimentica, perde la sua identità” dice Area.
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