“Il coordinamento di ItaliaViva della Provincia di Rieti ribadisce ancora una volta la sua contrarietà e posizione sull’aumento delle tariffe sulle bollette dell’acqua di APS. Riteniamo, così come ribadito dagli 11 sindaci che hanno votato no all’assemblea del 22 gennaio, che un ulteriore aumento delle tariffe, anche se inferiore rispetto a quello annunciato, non sia accettabile durante questa disastrosa pandemia. Bisogna avere ben chiare le difficoltà dei cittadini e delle imprese in un periodo storico come questo che stiamo vivendo. La crisi economica che verrà sarà molto grave” lo dicono Susanna Barina e Franco Gilardi di Italia Viva.
“La politica ha l’obbligo di farsene carico, aumentare i costi sulle famiglie per trovare le risorse per investimenti sul sistema idrico che aspetta da decenni, non è accettabile proprio ora. E’ vero la dispersione idrica secondo stime è del 60%.
Uno spreco che va avanti da anni e che rimediare a questo scempio potrebbe in ‘futuro’ ridurre costi anche ‘forse’ le bollette all’utenza. E’ noto a tutti che le amministrazioni precedenti hanno fatto poco per tutelare e salvaguardare l’oro blu del territorio. Apprezziamo gli sforzi dell’azienda per modernizzare e cercare di riparare e riorganizzare in una ottica più efficiente un servizio lasciato per anni alla mercé del tira a campare e ormai diventato un colabrodo. Tuttavia, i cittadini del reatino non possono essere beffati ripetutamente. Dobbiamo ricordare che il nostro territorio ha numerosi vincoli ambientali e laccioli paesaggistici. Vincoli riconosciuti importanti e da tutti rispettati per la consapevolezza e l’importanza che la tutela dell’ ambiente gode nel nostro territorio. Con orgoglio rivendichiamo di possedere il più grande bacino d’Europa di acqua di sorgente e lo ricordiamo anche al comune capoluogo di essere più operativo” dicono.
“Ma questi oneri spesso rallentano progetti di sviluppo e allontanano investimenti, e non solo per la mancanza cronica di collegamenti e visioni politiche. Non è per polemica, ma avvertiamo il comune di Roma che è proprietario di Acea,di trovare altre soluzioni alle sue incapacità nel risolvere i problemi della capitale. Non può pensare superficialmente, come ha fatto recentemente con la questione Rom, di scaricare sempre sugli altri e sul reatino i suoi fallimenti. Le tariffe dell’acqua della nostra provincia sono troppo alte relativamente ai servizi e ai ristori che vengono elargiti da Roma. Ristori che saranno dilazionati nei prossimi 28 anni.
Il nostro territorio ha già dato tanto. Le tariffe hanno subito rincari delle utenze idriche notevoli nel biennio 2018 +15% e nel 2019 +25 % in conseguenza del rinnovo tariffario. Ora altre 15 % nei prossimi tre anni, e il 2% retroattivo per l’anno passato. Non dimentichiamo le lunghe file sotto il sole,davanti gli uffici di Aps durante l’estate per le fatture esorbitanti dovute per i conguagli. Non è giusto chiedere ancora denari e far partecipare obbligatoriamente ai progetti di risanamento necessari ( 100 milioni euro di investimenti) per risanare e modernizzare il sistema idrico del Peschiera, investimenti individuati come spesa per il gestore, ma che poi forse non come interventi puntuali da realizzare, Progetti che verranno fatti nel futuro e dato i tempi biblici che normalmente impiegano i progetti complessi prima della loro realizzazione concreta, Italiaviva si domanda perché proprio ora anticipare risorse di cui forse i cittadini reatini non godranno? Questo, ci sembra politicamente non accettabile. Ribadiamo, ‘ chiedere un altro sacrificio alle famiglie e alle imprese del reatino, categoricamente diciamo no’. Anche se abbiamo gioito per il ristoro di 224 milioni di euro spalmati in 30 anni, non nascondiamo la delusione nel constatare che bisogna aspettare trenta anni per avere quello che ci è dovuto dopo più di 20 anni di lotte per ottenerlo. Cosa dire poi sulla mossa a sorpresa da parte della regione Lazio della proroga della concessione ad Acea, senza rivedere regole e ristori ‘veri’, per il nostro territorio ? Infine, non per campanilismo, perché Acea non chiede ai romani di pagare di più se vogliono la nostra acqua di sorgente e per rinnovare il sistema idrico per i loro bisogni che aumentano in modo stratosferico?” concludono Barina e Gilardi.
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