“Con avviso pubblico reso noto lo scorso 29 dicembre la Regione Lazio, nell’ambito delle iniziative legate all’emergenza Covid, ha stanziato oltre 2milioni di euro per l’esecuzione di test antigenici per gli operatori impegnati nelle attività socio assistenziali, escludendo da questo provvedimento tutto il personale che lavora nelle Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative”. A denunciarlo in una nota è Paola Marchetti, presidente di Fenascop Lazio, associazione che rappresenta a livello nazionale e regionale le comunità che si occupano di riabilitazione psichiatrica extra ospedaliera per adulti e minori (S.R.T.R.e. – S.R.S.R h 24 e h 12).
“Si tratta di un provvedimento che andava esteso anche al personale che lavora nelle Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative, a tutela degli operatori ma anche dei pazienti affetti da disagio mentale che stanno già pagando l’impatto del covid sulle proprie situazioni di fragilità”, spiega la presidente di Fenascop Lazio. Con questa iniziativa, prosegue la Marchetti, “la regione Lazio compie un atto discriminatorio verso tantissimi operatori sanitari che si occupano di assistenza e riabilitazione psichiatrica. Un segnale negativo nei confronti di strutture accreditate che in questi mesi hanno sostenuto da sole il costo per i tamponi effettuati al personale”.
“Ci spiace dover ricordare che siamo ancora in attesa di risposta da parte della regione Lazio anche sul tema delicatissimo della compartecipazione socio sanitaria che riguarda migliaia di famiglie. Nonostante la sentenza n°8608/2019 del Consiglio di Stato abbia infatti annullato la compartecipazione socio sanitaria messa a carico per il 60% agli utenti e ai Comuni, la Regione non ha ancora dato risposte alle richieste legittime di risarcimento che rischiano ora di mettere in ginocchio l’intero sistema di assistenza socio riabilitativa per i pazienti affetti da disagio mentale”, conclude la presidente di Fenascop Lazio.
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