Quest’anno la Federlazio, in considerazione della crisi sanitaria e della conseguente crisi economica causata dal Coronavirus, ha ritenuto opportuno modificare in maniera sostanziale i contenuti della consueta indagine congiunturale. Negli ultimi mesi le Pmi della provincia di Rieti hanno mostrato un andamento decisamente discontinuo. Si è passati da una azione di grande “resistenza” per contrastare gli effetti del lockdown, ad una tiepida “ripresa” nelle settimane successive alla riapertura. Ora, per ovvi motivi, tra le Pmi regna una assoluta “incertezza”.
L’indagine è stata condotta mediante questionario online rivolto ad un campione rappresentativo di imprese associate. Il report si riferisce al periodo gennaio/luglio 2020, quindi antecedente alla drammatica seconda ripresa dei contagi.
DATI DI CONTESTO
Il quadro economico nazionale
La diffusione del Covid-19 e le conseguenti misure restrittive messe in atto hanno determinato, nel nostro Paese, un calo pesante di tutti i principali indicatori economici. Il livello della produzione industriale nell’aprile 2020 è sceso del 43,4% rispetto al 2019 e di -0,3% (agosto) su base annua. L’occupazione tra gennaio e luglio è calata di 451mila unità (-1,9%), nonostante il blocco dei licenziamenti. Tra gennaio e agosto 2020 sono state erogate 2,2 miliardi di ore di CIG.
Il quadro economico regionale
Se valutiamo alcuni dati regionali, confrontandoli con quelli nazionali si evince che nel I° semestre il tessuto imprenditoriale del Lazio ha tenuto, anzi, il numero di imprese attive ha fatto registrare un incremento, se pur lieve, dello 0,28%, rispetto al semestre precedente. Negativo il dato di Rieti che, con un -0,15%, è il dato più basso della regione.
Commercio estero: se nel I° trimestre le contrazioni nella provincia di Rieti assumono un carattere decisamente negativo, nel II° trimestre migliorano, passando da -29,5% a -11,0%.
Complessivamente le esportazioni del Lazio, nel I° semestre 2020, sono diminuite del 26,3%. Rieti “contiene” la perdita a -20,2%.
L’INDAGINE FEDERLAZIO
L’impatto del coronavirus sulle attività aziendali
Il primo dato che emerge dalla nostra indagine è che il sistema produttivo delle PMI è stato colpito da una vera e propria tempesta.
Il livello della produzione è calato in 9 imprese su 10. Il 27,3% sono quelle che hanno avuto un calo superiore al 50% della propria attività; il 27,3% dichiara una contrazione tra il 30% e il 50%. La contrazione degli ordinativi ha coinvolto il 79% delle aziende. Nel 28,8% si è verificata una riduzione superiore al 50%. Il fatturato complessivo si è ridotto nell’80%. Le imprese in cui si è verificata una contrazione tra il 10% e il 30% superiore al 30% sono state il 27,6%.
Il ricorso alla Cassa Integrazione
Il 68,3% delle PMI reatine ha dichiarato di aver fatto ricorso alla Cassa Integrazione.
In circa due terzi delle PMI (il 64,3%) la richiesta di Cassa Integrazione ha riguardato oltre il 50% del personale aziendale. Si tratta di un valore decisamente elevato e in linea con quelli diffusi periodicamente dall’INPS.
Infine, le imprese che ritengono adeguati i tempi di erogazione della Cassa Integrazione sono il 64,3%, contro il 35,7% che dichiara invece tempi eccessivi.
Un altro elemento rilevato riguarda le richieste e l’accesso alle misure finanziarie di sostegno all’attività delle imprese, messe a disposizione. Quasi il 46% delle PMI reatine ne ha fatto richiesta. Tra le aziende che hanno fatto domanda ben il 74,8% ha ottenuto una risposta positiva. Una percentuale tanto alta testimonia anche che le aziende reatine sono per la maggior parte “sane” dal punto di vista del profilo economico-finanziario: un segnale decisamente positivo per il nostro territorio.
Per il resto, il 21,2% ha visto soddisfatta parzialmente la richiesta, il 2,7% è ancora in attesa e, infine, al 1,3% non è stato riconosciuto il sostegno richiesto.
Le maggiori criticità hanno riguardato i tempi di risposta dagli istituti bancari giudicati troppo lunghi (dal 31,2%) e (anche se in misura minore) dalla produzione della documentazione necessaria (16,6%).
Le misure messe in atto dalle aziende
Complessivamente il 50% delle PMI ha adottato soluzioni per contenere e ridurre la presenza di personale: il 10% ha implementato esclusivamente soluzioni di smart working e lavoro a distanza; il 25% ha adottato soluzioni combinate di smart working, ferie e permessi retribuiti; il 15% è intervenuto con ferie e permessi retribuiti ai dipendenti. Inoltre il 35% delle aziende è riuscito a mantenere lo stesso livello di presenze in azienda rafforzando dispositivi di sicurezza e protezione per i propri addetti.
Praticamente la totalità delle PMI ha adottato misure specifiche per mettere in sicurezza l’attività aziendale. In particolare le azioni hanno riguardato: la dotazione di dispositivi di protezione individuale (99,2%); la sanificazione degli ambienti (90,9%); l’organizzazione degli spazi per garantire il distanziamento degli addetti (88,3%).
Inoltre, il 41,7% delle aziende è intervenuto sulla garanzia di sicurezza sanitaria dei canali di approvvigionamento, il 40,9% sulla garanzia della sicurezza della logistica in uscita, il 18,2% sull’organizzazione della produzione, mentre solo il 4,5% ha somministrato test sierologici e/o tamponi ai propri dipendenti.
Quanto ai costi sostenuti, il 77,4% delle imprese ha dichiarato che sono stati contenuti in una proporzione pari o inferiore al 5% delle spese correnti, il 9,1% ha registrato un’incidenza compresa tra il 5% e il 10%, il 4,4% tra il 10 e il 15%, il 9,1% oltre al 15%.
Le aspettative future
Federlazio ha rilevato anche atteggiamenti e aspettative delle PMI riguardanti i possibili andamenti delle attività per i prossimi mesi. Dalle risposte ottenute emerge una volontà di ripresa che riguarda oltre il 40% delle PMI della provincia di Rieti.
Poco più della la metà (il 53,2%) delle PMI prevede una riduzione della produzione (quelle che ritengono che la contrazione risulterà superiore al 50% sono del 10,5%), mentre il 20% dichiara che avrà una contrazione fino al 10%.
La contrazione degli ordinativi dovrebbe riguardare il 50%, le imprese che si attendono una crescita sono il 44,5%, per il restante 5,6% il livello degli ordini dovrebbe stabilizzarsi.
Il fatturato dovrebbe ridursi per il 47,7% delle PMI, una percentuale quasi identica (47,8%) rispetto a quelle che prevedono un ritorno alla crescita.
Mentre la diffusione di modalità di lavoro agile dovrebbe coinvolgere una parte ancora minoritaria, comunque significativa delle imprese (20,8%), ben più ampia, il 58,3%, è la platea delle aziende che prevede di investire per la digitalizzazione (immediatamente per il 25%; in un prossimo futuro per il 33,3%).
E’ stato poi chiesto agli imprenditori di indicare un giudizio complessivo sul futuro della propria azienda. Dalle risposte ottenute emerge una volontà positiva, nonostante un senso di incertezza: il 70,8% dovrebbe ritrovare una stabilità tale da consentire gli stessi livelli di capacità produttiva e di occupazione; l’8,3% dovrebbe tornare in equilibrio, anche attraverso una riduzione significativa del numero degli addetti; il 7,3% ipotizza trasformazioni radicali nei modelli di business; l’1% dichiara di trovarsi in una seria condizione di rischio di chiusura.
Sempre riguardo alle prospettive è stato infine chiesto di esprimere un parere sui tempi necessari per un ritorno a una situazione di normalità, nella propria azienda e nell’intero Paese.
Si conferma una significativa fiducia nel ritorno alla normalità della propria azienda da parte del 79,2% degli imprenditori che dichiara che il tempo necessario dovrebbe essere compreso tra sei mesi e un anno. Invece le percezioni relative alle prospettive per l’intero Paese risultano meno favorevoli. Infatti, il 53,2% dichiara che “ci vorranno almeno due anni” e il 16,7% ritiene che non si tornerà più a una situazione di normalità.
“Quanto accaduto nei mesi scorsi nel nostro Paese ci ha proiettato improvvisamente dentro un incubo: uno stress senza precedenti per il nostro sistema produttivo. Numerose attività economiche sono rimaste letteralmente ferme, altre sono andate avanti al prezzo di sforzi enormi e con ritmi fortemente rallentati. Le misure adottate fin qui dal Governo e le risorse stanziate sono state indubbiamente un primo passo importante, ma altri dovranno seguirne. Così come la Regione e le istituzioni locali dovranno gestire in modo produttivo sia il sistema sanitario che le misure destinate al rilancio del sistema economico. Mai come in questo momento bisogna evitare sprechi e concentrare tutte le risorse possibili sul sistema economico-produttivo locale; mai come in questo momento tutte le istituzioni e il sistema burocratico devono essere ‘smart’ per facilitare le imprese e metterle nelle migliori condizioni di operare. Ma quello che ora ci aspettiamo è un intervento forte, poderoso, incisivo delle Istituzioni finanziarie e politiche dell’Unione Europea, senza le quali sarà difficile, se non impossibile, che il nostro Paese possa risollevarsi. Tutto quello che è accaduto ha messo ancora una volta in evidenza quelle che sono le storiche disfunzioni e diseconomie della Pubblica Amministrazione, che si sono palesate in alcuni ritardi sulla Cassa Integrazione e in qualche farraginosità di troppo nel rapporto delle imprese con gli Istituti di Credito. Inefficienze legate in generale alla nostra atavica burocrazia che oggi, se vogliamo, stona ancor di più se raffrontata con i segnali forti che arrivano dalle imprese, nonostante la tempesta a cui sono state sottoposte. Un segnale della caparbietà, della resilienza e della positività dei nostri imprenditori che meritano un sistema amministrativo più snello ed efficiente. E che consenta loro di competere finalmente alla pari anche sui mercati esteri”. Questa la dichiarazione del Presidente di Federlazio Rieti, Alberto Cavallari.
“Le conseguenze della pandemia sono state talmente devastanti per le nostre Pmi che quest’anno abbiamo radicalmente cambiato i contenuti della nostra indagine. Quello che emerge è un quadro da incubo: crollo di ordinativi, produzione e fatturato. Quasi il 70% delle imprese è ricorso alla Cassa Integrazione. Sono stati fatti sforzi economici enormi per mettere in sicurezza le aziende e i loro dipendenti e permettere quindi le riaperture dopo il lockdown. In una tale grande crisi, che non ha eguali nel passato, emergono però alcuni piccoli segnali di speranza. Innanzitutto il Covid ha accelerato un processo di rinnovamento tecnologico all’interno delle aziende, come ad esempio l’implementazione dello smart working, dove possibile, e l’alta percentuale di aziende che prevedono di investire nella digitalizzazione nei prossimi mesi. E poi ci sono le prospettive sul futuro: quasi 3 aziende su 4 dichiarano che riusciranno nei prossimi mesi a ritrovare gli stessi livelli di capacità produttiva e di occupazione. Nonostante i potenti colpi che la pandemia ci ha sferrato senza alcun preavviso, lo spirito delle PMI reatine non è stato annientato: ne è uscito provato ma non piegato. Sembra viceversa che abbia invece stimolato una spinta uguale e contraria a reagire rapidamente a questo stato di cose, a rimettersi in piedi e a fare quello che le imprese e i loro dipendenti sanno fare bene: lavorare a testa bassa. Ed è proprio da questo ottimismo che dobbiamo ripartire”. Questa la dichiarazione del Direttore di Federlazio Rieti, Davide Bianchino.
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