Impatto economico negativo dalla pandemia per due allevamenti su tre, pari al 63 per cento, a causa della riduzione dei prezzi provocata dalle speculazioni in atto nel settore colpito pesantemente dalle fake news. E’ quanto emerge dell’indagine Istat sull’impatto del Covid-19 sul comparto degli allevamenti italiani realizzata dall’Istat.
Nel report si legge che “il settore degli allevamenti è stato colpito in modo notevole dagli effetti della pandemia anche a causa del diffondersi di numerose fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus”.
La crisi economica causata dalla pandemia che ha messo in ginocchio numerose aziende è stata quindi aggravata dalla disinformazione, che ha avuto un ruolo devastante. Aziende che hanno dovuto fare i conti con la chiusura di hotel, ristoranti e catering e affrontare i limiti imposti agli scambi commerciali. Nel Lazio l’attività zootecnica viene esercitata da oltre 9.500 aziende, di cui 5.600 di bovini e il 39 per cento di queste alimenta la filiera lattiero casearia.
“Abbiamo fortemente combattuto durante il lockdown anche le speculazioni messe in atto contro gli allevatori di chi ne ha approfittato per aumentare i costi ai loro danni – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri– molte speculazioni sono state denunciate alle autorità competenti. Le fake news non hanno fatto altro che aggravare una situazione già fortemente compromessa dalla crisi economica, che ha duramente colpito le aziende”.
Secondo l’Istat le principali difficoltà evidenziate dagli allevatori sono quelle relative alla riduzione dei prezzi di vendita (63,4 %), seguita dal calo della domanda (55,3%) e dalla difficoltà di consegna della produzione per il 18%.Arisentire della diminuzione dei prezzi sono state il 70 per cento delle aziende del nord e il 50 per cento al centro sud.
“Bisogna sostenere allevatori e pastori anche per quanto riguarda le loro condizioni economiche e sociali – aggiunge Granieri– che continuano a mancare, ma devono essere assicurate per garantire la loro presenza, che è fondamentale anche per la manutenzione del territorio con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. Gli animali custoditi negli allevamenti italiani rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato anche per non mettere a rischio la biodiversità delle preziose razze italiane. E bisogna promuovere i Made in Itali contro le importazioni di prodotti che continuano ad arrivare dall’estero pericolosi per la salute dei consumatori e per la nostra economia”.
Negli ultimi dieci anni sono scomparsi 2 milioni tra mucche, maiali, pecore e capre, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che solo tra gli animali più grandi, sono stati persi circa un milione di pecore e agnelli, oltre a quasi 800mila maiali e 200mila bovini e bufale.
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