Nella ricorrenza del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza alle donne, in cui la Polizia di Stato ha scelto di stare vicina alle donne rinnovando la campagna “…questo non è amore”, il personale della Questura di Rieti si è recato nei principali luoghi di aggregazione del capoluogo reatino, nonostante le note restrizioni necessarie alla prevenzione della diffusione del COVID-19, per incontrare numerose persone, al fine di sensibilizzare la cittadinanza sulla importante tematica della violenza di genere e sulle relative iniziative di contrasto attuate dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Allo scopo è stato distribuito l’opuscolo “Questo non è amore”, realizzato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e di cui si allega copia, nel quale la Polizia di Stato analizza il fenomeno criminale enunciando dati statistici, testimonianze e normative di riferimento, informando, altresì, gli utenti sull’importanza del lavoro svolto dai centri antiviolenza e dal numero di pubblica utilità “1522”, gratuito ed attivo 24 ore su 24, attraverso il quale, con assoluta garanzia di anonimato, le vittime di violenza possono rivolgersi per ottenere un importante aiuto e sostegno in un momento così delicato della loro vita.
Durante gli incontri, il personale della Polizia di Stato ha potuto quindi fornire informazioni sugli strumenti di tutela a disposizione per intervenire su situazioni di violenza e stalking, ricordando anche che una semplice chiamata al “113” o al NUE “112”, può garantire loro una valida assistenza, conforto e protezione verso ogni tipo di violenza, nel rispetto della privacy e la tutela del caso nei confronti dei più deboli.
Sin dai giorni scorsi, inoltre, la Questura di Rieti ha anche incontrato gli studenti di 1° e 2° livello della provincia di Rieti, attraverso un videomessaggio, appositamente realizzato, per ribadire l’importanza di un maggiore coinvolgimento dei giovani nel contrasto a tale delicatissimo fenomeno. In particolare, si è voluto far comprendere che questa giornata non deve restare un faro puntato sul problema una volta l’anno, ma deve diventare una abitudine culturale, praticata fin dalle aule scolastiche ed all’interno del nucleo familiare, partendo dal recupero della parola “rispetto”: rispetto per gli altri.
Nella ricorrenza del 25 novembre il Questore di Rieti, Maria Luisa Di Lorenzo, ha voluto anche inviare un suo personale messaggio alla cittadinanza, per evidenziare la necessità di non abbassare mai l’attenzione su questo importante tema. “In questa importante giornata che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha inteso dedicare ad un tema, purtroppo, di enorme attualità, la Polizia di Stato, anche oggi, con la tradizionale campagna “Questo non è amore” intende focalizzare l’opinione pubblica su tale importantissimo argomento, soprattutto per informare ed aiutare l’emersione delle situazioni di violenza che vedono coinvolte numerose donne. Nell’era della comunicazione “in rete”, della possibilità di parlare con chiunque, anche a milioni di chilometri di distanza, non ci si accorge, paradossalmente, della difficoltà a comunicare anche all’interno delle famiglie, distratti dai ritmi e dallo stress della vita contemporanea, ma anche dall’egoismo e dall’indifferenza. Quindi, è necessario ed urgente incoraggiare le donne ad aprirsi, a confidarsi, a denunciare da subito, alle prime avvisaglie, i propri aguzzini. Quello della violenza sulle donne è una vera piaga e come tale va affrontata e per tale ragione il mio impegno quotidiano è di contrastarla utilizzando tutti gli strumenti che la legislazione vigente mi concede. Purtroppo, la violenza sulle donne è ancora un fenomeno in crescita e l’intervento della Polizia di Stato deve costituire, all’interno di una necessaria rete istituzionale, una parte importante, al fine di poterlo combattere. In questo anno è stata data voce a vittime di violenze e sopraffazioni, in ragione di un lock-down che in alcuni casi ha peggiorato situazioni familiari già critiche, attraverso l’emanazione di ben 9 provvedimenti di ammonimento, allo scopo di scoraggiare, nel contesto delle relazioni affettive e sentimentali, atteggiamenti violenti. Nel concludere questo mio messaggio, che vuole essere anche una esortazione per tutte quelle donne che sono sottoposte ad ogni forma di sopruso a dire con coraggio “NO alla violenza ”, voglio aggiungere che sono certa che le campagne di sensibilizzazione rappresentano validi strumenti per dare un maggiore impulso ad una necessaria rivoluzione culturale ed accrescere la consapevolezza sul significato molteplice e allo stesso tempo unico della parola violenza, commessa verso una donna, che costituisce ancora oggi la più grave e diffusa violazione dei diritti umani, così come sancito dalla Convenzione di Instanbul del 2011″.
Secondo la Polizia, nella provincia di Rieti ha registrato 24 casi di stalking nel periodo gennaio-settembre 2019 e 25 nello stesso periodo 2020; 7 le violenze sessuali nel periodo 2019 e 5 quelle nel 2020. Sono 32 i maltrattamenti contro familiari e conviventi tra gennaio e settembre 2019 e 28 nello stesso periodo 2020.
IL PUNTO: UN ANNO DI CODICE ROSSO. REATI SPIA E FEMMINICIDI
CAMPAGNA “QUESTO NON È AMORE”. APP YOUPOL
“La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede una crescita culturale. E’ una tematica complessa che rimanda ad un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia”. Con queste parole del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, si apre la pubblicazione realizzata dalla Direzione centrale della polizia criminale in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre.
L’obiettivo è quella di fornire un’analisi specifica dei dati disponibili provenienti da tutte le forze di polizia perché “ogni strategia complessa, che risente peraltro di retaggi culturali completamente superati, di stereotipi e pregiudizi, deve fondarsi su di un’approfondita conoscenza delle problematiche, basata su di un solido patrimonio informativo”, sottolinea Vittorio Rizzi, alla guida della Direzione centrale della polizia criminale che ha preparato la pubblicazione.
I dati sono anzitutto quelli relativi ad un primo bilancio ad un anno dall’entrata in vigore, avvenuta il 9 agosto 2019, del cosiddetto “Codice Rosso”, legge 19 luglio 2019, n.69, che ha introdotto nuovi reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
Dei quattro delitti di nuova introduzione, quello che ha fatto registrare più trasgressioni (1.741 dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020), spesso sfociate in condotte violente nei confronti delle vittime, è la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare (art. 282-bis cpp) o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (282-ter cpp) o la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare (ar. 384-bis cpp). Le regioni dove si sono registrate più violazioni sono la Sicilia, il Lazio ed il Piemonte.
11 reati in un anno relativi al delitto di costrizione o induzione al matrimonio (art. 558-bis cp), altra figura introdotta dalla legge 69/2019 e volta a contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine: il 36% delle vittime è risultato minorenne.
Il reato di deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso di nuova introduzione (art. 583-quinquies cp) prevede l’ergastolo se dal fatto consegua un omicidio. Dei 56 casi denunciati, il 76% hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92% uomini: segno che tali fattispecie si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime di cui all’art. 583, comma 2, n.4 (abrogato dalla l. 69/2019) e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna.
Ultimo reato introdotto dalla l. 69/2019 è la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, cosiddetto revenge porn (art. 612-ter cp). Dei 718 reati denunciati, l’81% hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83% maggiorenni e per l’89% italiane), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco nel mese di maggio con 86 fattispecie. La regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania.
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