(di Christian Diociaiuti – da RietiLife Free Press) “Sia chiaro: questo appello vale per tutti i miei colleghi di categoria e per chi opera nella ristorazione a tutti i livelli. Siamo disperati, sosteneteci comprando una pizza d’asporto in più, consumando un pranzo o ordinando una cena. È un momento difficilissimo”. Roberto “Da Ciccio” Cortoni col suo ristorante-pizzeria è un riferimento. Madonna del Cuore, Piazza Melvin Jones, pizzeria che tutti chiamano ancora “La Rotonda”, il vecchio nome di un locale su cui ogni reatino può fare affidamento. Pranzo, cena. In tempi pre-covid si mangiava da mezzogiorno all’una di notte. Oggi, nel rispetto delle norme comuni a tutte le attività del genere, dalle 18 solo asporto o domicilio e prima delle 6 di sera al tavolo al massimo in 4 (se non si è conviventi). “Non si lavora più – spiega Cortoni, amatriciano – in tempi normali qui si facevano, la sera, anche 120 pizze a portar via. Oggi neanche un quarto. A pranzo poi, solo qualche operaio”.
Da Ciccio non vanno più neanche gli studenti: “Scuole qui intorno tutte chiuse, come gli uffici. Lo smart working ci ha ammazzato”. Poco più di una settimana fa è sceso in piazza il settore ristorazione e accoglienza: il centro di Rieti ha visto anche il simbolico rogo di un tavolo imbandito, segno di un settore prossimo all’esser ridotto in cenere. Gestori e imprenditori chiedevano solo di poter lavorare e sostegno sul fronte imposte e costi. “Ho costi fissi giornalieri sui 500 euro – spiega ancora Ciccio – e così i miei colleghi in città. La legna per il forno delle pizze, la spesa per cucinare, energia, acqua, personale. Ma la gente ai tavoli e all’asporto è sempre meno. Senza contare le spese per l’adeguamento dei locali: gel, plexiglass”. Il vero problema è questo: costi che restano gli stessi e fatturato in picchiata. Un problema comune anche al settore del commercio, come raccontato da RietiLife nei giorni scorsi. Con una forte differenza: prima dal Governo almeno qualche aiuto.
Ma in questa seconda ondata non se ne vede ancora traccia: “Ne sento tante – dice Cortoni riferendosi ai ristori alle attività danneggiate dalle limitazioni – ma di fatti non ne vedo. La situazione è precipitata ancora prima che ci fossero limitazioni. È subentrata la paura. Vi assicuro che dopo la botta della primavera, ci stavamo rialzando. Per questa attività, per la mia famiglia e i clienti do tutto, lo giuro – aggiunge Roberto – ma a volte il cervello si spegne, non so cosa fare o dire. Lo dico per tutta la categoria le attività della città, ogni pizzaiolo o ristoratore ha una famiglia: clienti, dateci una mano”.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©
Sono vicino a questa categoria è giusto aiutarli però almeno quando si fa scattare la foto potrebbe indossare la mascherina in modo corretto coptrendosi anche il naso