(r.l.) La pandemia è già di per sé un gran problema. E non lo scopriamo oggi. Ma se a questa si aggiunge il tema scuola e la disabilità, allora la questione si fa ingarbugliata. Una mamma segnala quanto accaduto al figlio di 8 anni.
“Martedì scorso mio figlio è stato rimandato a casa da scuola – dice A., madre del piccolo di 8 anni – aveva sintomi influenzali che hanno fatto scattare il protocollo. E fin qui sono d’accordissimo: ci sono regole, rispettiamole. Ma è il dopo il problema: dal martedì siamo passati al giovedì. Di mezzo la visita della pediatra, mercoledì, col bimbo che nel frattempo ha visto passare tutti i sintomi. Le norme, però, prevedono il tampone per il rientro a scuola, prescritto dalla pediatra. Ho chiesto, per cortesia, che mio figlio avesse il referto in un giorno, per poterlo rimandare a scuola. Da giovedì, però, il referto è arrivato solo stamattina, lunedì. Nonostante le rassicurazioni. Come è possibile? Qual è la tutela per questi bambini svantaggiati, trattati come disabili quando serve e come ‘normali’ quando è conveniente? Le famiglie, così, sono sempre più in difficoltà. Alla fine mio figlio, rispettando le regole, è restato a casa una settimana quando avrebbe potuto risolvere in due giorni e tornare a scuola nel pieno rispetto dei protocolli. Senza contare la cosa più importante: la difficoltà più grande che ci è stata creata è stata la sospensione delle terapie, che per un bimbo così sono importantissime. Mi faccio portavoce di tutte le mamme e i papà per una maggiore tutela della sanità, reatina e non, di questo tipo di pazienti”.
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