Conoscere il territorio per difenderlo e coglierne l’importanza vitale in termini di risorsa materiale e immateriale per la comunità. Questo l’obiettivo della due giorni “Terminillo splendore montano. La montagna di tutti e di nessuno” organizzata sabato 12 e domenica 13 settembre presso Le Tre Porte ed a Fontenova di Leonessa dal gruppo cittadino Balia dal collare. Ottanta i partecipanti al convegno di sabato, seguito il giorno successivo da un partecipato educational tour nel cuore della meravigliosa faggeta della Vallonina tutelata a livello europeo (di cui sono previsti 17 ettari di disboscamento all’interno del progetto TSM) fino alla vetta del Monte Porcini (1982 m.s.l.m.), che ha portato economisti, docenti universitari ed associazioni a confrontarsi, moderati da Carmen Silipo, sul presente e futuro del Monte Terminillo, con un approccio che ha permesso di riflettere, numeri alla mano, sulla necessità di guardare a questa importantissima risorsa con un’ottica di medio-lungo termine e nella sua completezza, in quanto soddisfa bisogni fondamentali della comunità, che vanno dal benessere psico-fisico a quello economico.
Scrivono gli organizzatori: «Mettere mano a gli uni tralasciando gli altri senza una visione sistemica rischia, infatti, di generare danni irreversibili sia per le generazioni presenti che per quelle future. Il primo ad intervenire è stato l’economista Fabio Belli che ha dimostrato la non credibilità delle previsioni economiche ipotizzate nell’ambito del progetto TSM, in particolare per quanto riguarda la costruzione dei nuovi impianti sciistici, confrontandole con la redditività di progetti analoghi già messi in atto dai competitor sulle montagne dell’Appennino ed a fronte di un costante innalzamento delle temperature che genererebbe costi in aumento per l’innevamento artificiale non sempre praticabile per la scarsità di risorsa idrica che rischierebbe di essere ulteriormente compromessa. A seguire Andrea Bollati, docente dell’Università Roma Tre, che ha illustrato come il Monte Terminillo riesca già a garantire una fruizione per 365 giorni all’anno da parte di visitatori che praticano sport che vanno dall’arrampicata al trekking, dalle ciaspolate allo sci di discesa e di fondo, fino alla semplice camminata all’aria aperta in mezzo ai boschi, mentre il progetto TSM interviene danneggiando parte delle risorse naturali fonti di attrazione sportivo-turistica della montagna: il rischio concreto, quindi, è che per far spazio ad uno sport limitato a poche settimane all’anno, si riducano le altre opportunità che attualmente portano moltissimi visitatori al Terminillo, come peraltro dimostrato in questa stagione di emergenza Covid, in cui la montagna reatina ha registrato il tutto esaurito proprio per questa sua unicità naturalistica e per la possibilità di fruizione in sicurezza. Claudio Orazi di Lupus in fabula ha illustrato, attraverso l’esperienza dei comitati ambientali nella difesa dal Monte Catria, quanto fondamentale sia intervenire prima e non a posteriori in caso di progetti fortemente impattanti sul territorio: nell’area marchigiana interessata da un progetto similare al TSM, solo a danno avvenuto, infatti, la popolazione si è resa conto della negatività dell’iniziativa, purtroppo però senza poter più tornare alla situazione iniziale. Marzia Giovannelli di Friday For Future Rieti ha fatto il punto sulle aspettative delle generazioni di giovani che abitano il territorio reatino rispetto al Terminillo, e sull’importanza di preservare l’ecosistema montano che rappresenta anche una fonte importante di benessere. Ed è su questo concetto che si sono concentrati anche gli ultimi due interventi: per Paolo Piacentini, presidente di Federtrek, “il territorio è di chi lo ama” quindi la comunità di riferimento del Terminillo deve essere intesa nel senso più ampio del termine, abbracciando tutti coloro beneficiano di questa risorsa a livello psico-fisico ed economico. Su questo secondo punto, Piacentini ha ribadito che il turismo è solo una delle potenziali fonti di reddito del Terminillo, aprendo la prospettiva a tutti coloro che si occupano ad esempio di attività agro-silvo-pastorali, i quali rappresentano dei portatori di interesse importanti della montagna, in quanto ne garantiscono anche quella manutenzione fondamentale che la preserva dal rischio frane, rischio che invece viene acuito dal disboscamento. Infine l’intervento dell’economista Giuseppe De Marzo, della Rete dei numeri pari, che, citando Papa Francesco (“Non si può essere sani in un mondo malato”), ha spiegato come sottrarre risorse naturali non rigenerabili generi disuguaglianze sociali ed economiche. “Il Covid ci ha dimostrato – ha concluso – che siamo fragili e interdipendenti”, invitando ad una visione sistemica e non antropocentrica quando si interviene in un territorio».
Foto: Terminillo Splendore Montano ©