Foto: Francesco PATACCHIOLA © Amatrice
(ch.di.) L’omelia del vescovo Pompili (leggi) dice tutto. Le proteste, le richieste, le lacrime degli amatriciani, aggiungono quel che resta. Il giorno più lungo per Amatrice è il 24 agosto: quattro anni fa il sisma che ha devastato la cittadina della Laga, assieme ad Accumoli e Arquata. A quel 6.0 delle 3.36 sono seguite migliaia di altre scosse che per anni hanno terrorizzato l’intero Centro Italia. Migliaia di giorni senza veder mai sbocciare la ricostruzione, tra decine di leggi e ordinanze che hanno portato via cumuli di sassi ma non hanno mai davvero avviato la rinascita tanto sperata per un borgo di 3000 anime.
Una messa per ricordare quel che è stato e cercare di guardare avanti. Dopo la veglia notturna “in forma privata”, la celebrazione sul green dello stadio rossoblù. Oltre al pensiero di una ricostruzione che prima o poi dovrà partire, oggi al campo sportivo “Paride Tilesi” di Amatrice, in tempi di covid, sedie distanti ma un unico cuore alle 300 vittime, portate via dai crolli e dalle macerie 4 anni fa. A celebrare la messa il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, che ha citato la benedizione del Papa (leggi) mentre all’arrivo del Premier Conte, in tanti hanno chiesto “udienza” al Primo Ministro o sono riusciti a strappare la promessa di un caffè a casa per discutere dei problemi (leggi).
“Per la ricostruzione privata abbiamo fatto molti interventi. Ci sono le premesse per procedere più speditamente del passato, siamo qui per ascoltare e fare sempre meglio”. Così il premier Giuseppe Conte, replicando a cittadini e familiari delle vittime che stanno lanciano appelli per denunciare la lentezza della ricostruzione “hanno perfettamente ragione. Dobbiamo fare presto. Con il nuovo commissario Legnini c’è un quadro per accelerare sicuramente la ricostruzione. Con la normativa vigente era pressoché impossibile ricostruire per modificare la disciplina vigente. Adesso si può ricostruire seguendo il criterio della ristrutturazione edilizia e non delle nuove costruzioni”, ha aggiunto.
La celebrazione è stata trasmessa in diretta da Rai1: trasmissione condotta da Filippo Gaudenzi con il supporto del sacerdote reatino, numero uno della Caritas cittadina, Fabrizio Borrello.