Pubblichiamo il parere del Segretario Generale Regionale Lazio, Gianluca Mancini, in merito ai fatti avvenuti nella Caserma Piacenza Levante.
Sono giorni che rifletto sui gravi fatti avvenuti all’interno della Caserma Carabinieri di Piacenza Levante, da Dirigente Sindacale non voglio ne devo sostituirmi alle Autorità preposte che hanno il compito e il dovere di giudicare ma sono in dovere di esprimere la mia opinione.
Vede, una Caserma dell’Arma dei Carabinieri rappresenta un presidio di legalità, un apparato dello Stato, della Pubblica Amministrazione, dove il Cittadino si rivolge per ottenere informazioni, presentare istanze, esposti, denunce e soprattutto per chiedere aiuto e Sicurezza nei momenti di difficoltà.
Ecco, venire a sapere, con intercettazioni, con rivelazioni di testimoni e ammissione degli stessi imputati che un luogo dove vige il principio di legalità, trasparenza e giustizia, viene macchiato da alcuni infedeli servitori dello Stato, fa male a chi onora ogni giorno la propria uniforme, a uomini e donne che la indossano con Dedizione, dignità e decoro, a chi con questa bellissima uniforme è caduto al suolo dando la vita per garantire la sicurezza di tutti, mi vengono in mente i tanti eroi quotidiani come il Brigadiere MARIO CERCIELLO REGA trafitto da 11 fendenti e l’agente di Polizia Pasquale Apicella, Morto in un inseguimento per bloccare alcuni malfattori che avevano imboccato una strada nel senso opposto di circolazione, ecco carissimo Direttore, questi padri di famiglia, questi grandi servitori, sono Morti per la seconda volta.
Prendo nettamente le distanze dai fatti occorsi nella Stazione Carabinieri di Piacenza Levante e voglio dire ad alta voce, oserei ribadire le parole del Mio Comandante Generale Giovanni Nistri, ovvero quelle persone non sono l’ARMA DEI CARABINIERI, la nostra benemerita istituzione è fatta di uomini e donne coraggiosi, dediti, animati da spirito di servizio che mettono ogni giorno a rischio la vita per garantire il bene della collettività.
Mi auguro che presto la Magistratura faccia luce e chiarisca questi sgradevoli e deplorevoli episodi.
Chi Commette reati indossando un uniforme deve pagare senza se e senza ma. questi non sono sbagli fatti in buona fede da quanto emerge dagli accertamenti dell’Autorità inquirente e dalle ammissioni di uno degli imputati, una catena di Comando che studiava gli arresti a tavolino, inventandoli, costruendoli, rivendendo e consumando sostanza stupefacente, se ciò venisse confermato in aula dibattimentale dove si forma la prova, sarebbe aberrante, esecrabile.
La costante sete di mettersi in mostra, l’attività operativa, i successi, il numeretto che fa la differenza sulla statistica del mese precedente. Siamo in uno Stato di Diritto, la Responsabilità e personale ma chi doveva interrogarsi. chi doveva controllare. DOVE ERA? Certo il Comandante di Compagnia, anch’egli è indagato e sottoposto a misura restrittiva ma il Comandante Provinciale perché non si è posto la domanda di tutto ciò? Un Comandante deve ispezionare. visitare un reparto. non fermarsi solo al controllo della forma ma guardare la sostanza di ciò che si produce e soprattutto cosa si produce, azione di comando e controllo del personale.
Voglio dire a tutti gli Italiani onesti, di non perdere fiducia nell’Arma Dei Carabinieri, di credere in NOI, Non generalizzate mai, generalizzare è da mediocri e voi non lo siete perché ci amate e noi vi proteggiamo e rispettiamo.
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