Ennesimo appuntamento con la confermatissima rubrica settimanale di RietiLife “Paese che vai” che, curata dalla nostra Martina Grillotti, punta a far conoscere, ai reatini e non, i nostri comuni. 73 bellezze tutte da scoprire, tra architettura, storia, gusto, appuntamenti. “Paese che vai” punta a creare un almanacco, un’agenda, che permetta a tutti di saperne di più dei nostri paesi, di scoprirli prima leggendo e poi visitandoli, in un weekend, in un giorno, per una vacanza lunga o corta, per un pranzo o una cena. Vi consiglieremo cosa visitare e gli eventi irrinunciabili cui è impossibile non partecipare. RietiLife è disponibile a integrazioni e segnalazioni, pronta ad ascoltare tutte le realtà del territorio. Scriveteci! [email protected]
(di Martina Grillotti) Quello di cui andiamo oggi alla scoperta è uno tra i più piccoli comuni del reatino, nonostante questa peculiarità, ha tantissimo da proporre tra storia, natura e tradizione: Paganico Sabino.
DOVE SI TROVA? – Paganico Sabino si trova a 720 metri sul livello del mare e ricopre, con i suoi 170 abitanti circa, un territorio di appena 9km quadrati. A presentarci uno dei più piccoli comuni reatini è il sindaco, Danilo D’Ignazi: “Paganico Sabino, che ho l’onore di amministrare dal 2014, è un piccolo ma antichissimo borgo della valle del Turano. Immerso in uno straordinario scenario naturalistico, ricco di storia, cultura e di antiche tradizioni che la popolazione ha saputo custodire e trasmettere fino ai nostri giorni. Il luogo del cuore per i tantissimi compaesani e loro discendenti che, a partire dalla fine degli anni ’30, dopo la costruzione della diga che ha dato vita all’invaso del Lago del Turano, ha subito successivi e consistenti flussi migratori, tanto da passare dai circa 1100 abitanti del 1931 ai 170 attuali. Un paese che nonostante l’esiguità delle risorse disponibili ha saputo negli anni recuperare e valorizzare alcuni dei suoi elementi di pregio. Elementi che oggi ci consentono di ripercorrere la nostra storia e la nostra cultura dal periodo preromano e romano, passando per quello medievale, riconoscibile all’interno del borgo antico, dove abbiamo realizzato il primo percorso della nostra cultura. Il resto del nucleo abitato, sviluppatosi tra la fine dell‘800 a tutto il 1900, oltre a una consistente porzione del patrimonio edilizio privato, ospita i nostri servizi essenziali (sede comunale, ufficio postale, ambulatorio medico, dispensario farmaceutico, centro sociale diurno, forno, emporio, bar, case vacanze e ristorante) e spettacolari panorami sul lago, dove nel suo intorno sono presenti alcuni piccoli nuclei abitativi sparsi, principalmente sorti a scopo turistico residenziale e immersi nel verde smeraldo del Lago. Il percorso della cultura, realizzato all’interno del centro storico, ripercorre la nostra storia e racconta delle nostre più antiche tradizioni, con particolare attenzione alla rappresentazione della Moresca – danza armata recitata in versi che vede contrapposti Cristiani e Saraceni, traendo origine da fatti storici – unico esempio ancora in vita nella provincia di Rieti. Altro fulcro delle nostre tradizioni è rappresentato dal ballo della Pantasima e dagli antichi significati che custodisce, come la sua coinvolgente danza intorno al fuoco che tantissima partecipazione riscuote, soprattutto tra i più giovani. Il percorso ci conduce dalla torre portaia del borgo medievale fino alla Rocca del paese, dove al culmine troviamo uno spettacolare Belvedere a sbalzo nella gola dell’Obito, tra il Monte Cervia (1438 mt) e il Monte Navegna (1508 mt), tra Paganico ed Ascrea. Uno scenario naturale di rara bellezza, dove, se siamo fortunati, possiamo vedere volteggiare l’Aquila Reale che è tornata a nidificare oramai da diversi anni sul nostro territorio. Lo scorso anno finalmente dopo più di 50 anni abbiamo avuto l’onore di concludere il recupero della navata centrale della Chiesa dell’Annunziata che custodisce dei bellissimi affreschi tardo quattrocenteschi. Il territorio, che per circa il 65 % della sua estensione ricade all’interno dei confini della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia, offre una rete sentieristica molto estesa e consente numerose opportunità escursionistiche: dal sentiero delle sorgenti alle Grotte, dal Lago del Turano alla vetta del Monte Cervia, passando per il percorso della transumanza, quindi per la Mola, la gola dell’Obito e attraversando i suoi secolari castagneti e le maestose faggete. Ora stiamo lavorando per il recupero di apprestamenti sul lago del Turano, di grande attrattiva per attività turistico balneari e sportive e per consentirne la godibilità e fruibilità anche sul nostro territorio comunale. Visitare i nostri luoghi significa anche apprezzare e godere dei loro prodotti. Da qualche anno, grazie all’impegno di alcuni giovani, possiamo di nuovo assaggiare i prodotti biologici della nostra terra e di allevamento. Sempre all’insegna della tradizione si possono ritrovare gli antichi sapori del pane, della pizza e dei dolci che il Vapoforno Valturano dispensa a tutta la Valle fino a Rieti. A Paganico è possibile anche assaporare prelibati piatti della tradizione dei nostri territori, in particolare il pesce di lago e il tartufo locale, sapientemente lavorati dal Ristorante Lontero. Da qualche anno sta aumentando anche la disponibilità di posti letto che consente finalmente soggiorni lunghi, mentre la vivacissima Pro-Loco garantisce sempre un ricco programma di sagre, feste e altre attività culturali di grande interesse e qualità”.
QUANDO NASCE? – Sono riconducibili già al III secolo a.C. alcune tracce della presenza di comunità nel territorio comunale e queste fanno riferimento a ritrovamenti di materiali in terracotta, rinvenuti intorno agli anni ’90, che riconducibili a tipologie votive già ampiamente attestate nei luoghi di culto dell’area del centro Italia. Si tratta infatti di frammenti di piccole statue, statuette raffiguranti bovini, suini, riproduzione di parti del corpo. L’ipotesi di un’origine romana non può essere esclusa, infatti con il nome paganicum venivano nominati tutti quei luoghi, in epoca successiva, in cui vi erano rovine di età romana: rovine presenti anche nel territorio, per esempio la cosiddetta “Pietra scritta” ovvero un monumento funerario datato I secolo a.C.
Paganico è già documentato nell’852 nel Regesto Farfense e successivamente nell’anno 873 “Casale de Paganeco” è nominato nel documento 311. Tuttavia, il termine qui utilizzato fa pensare più facilmente ad agglomerati rurali che non a veri e propri centri abitativi, infatti è raro trovare un casale medioevale cinto da mura di difesa. Attraverso i manoscritti delle visite pastorali è possibile ricavare un quadro dei luoghi e dei loro toponimi originali, dalla “Porta Castellana” al fianco della chiesa San Nicola ai mulini di “Pian delle Mole” e, all’interno del repertorio delle visite pastorali del Vescovo Saverio Marini (1779-1813, si trova una traccia importante per ricostruire l’aspetto del centro abitato, infatti , citando l’edificio della Chiesa dell’Annunziata, il Vescovo annota “S. Maria è la chiesa frequentata dal popolo sopra il castello, gli antichi suoi fondi sono uniti alla parrocchiale”. Il termine castello, già usato dal Marini per indicare il centro abitato della Rocca, nella descrizione dell’insediamento della chiesa parrocchiale di S. Nicola, apre dunque la strada a fondate ipotesi ricostruttive di un primitivo nucleo centrale, incastellato e fortificato all’interno quale doveva essere posta la parrocchiale di S. Nicola mentre all’esterno era posta a baluardo la chiesa dell’Annunziata. Informazioni più recenti sono rintracciabili nell’archivio storico comunale. La documentazione più antica, facente parte degli archivi aggregati, consiste in alcuni registri parrocchiali dei battesimi, delle morti e dei matrimoni, che coprono un arco di tempo che va dal 1779 al 1860, anno dell’unità d’Italia, che, non a caso, segna il passaggio delle registrazioni anagrafiche all’autorità comunale.
COSA VEDERE? – Il territorio di Paganico riserva al visitatore tantissimo da ammirare a partire dal monumento più antico, risalente alla seconda metà del I secolo a.C., ovvero la, già citata, “Pietra scritta”: si tratta di un monumento funerario della famiglia dei Muttini situato nel territorio del Comune di Paganico Sabino, immediatamente a valle della Strada Provinciale Turanense. Questa è stata per l’intera comunità comunale fonte di leggende legate a tesori nascosti, a strepiti infernali assordanti e ad apocalittici fenomeni metereologici. La parte superiore doveva verosimilmente essere regolarizzata con elementi architettonici, forse una cornice, che ne completavano la monumentalizzazione. Imperdibile è anche una visita alle chiese che il territorio comunale conserva, dalla chiesa parrocchiale che occupa una posizione centrale rispetto al nucleo abitato, fino alla più antica che si trova ormai inglobata nel cimitero comunale. La chiesa parrocchiale è la chiesa di San Nicola, citata per la prima volta nel 1398 ma ben diverso è il suo aspetto odierno rispetto a quello che doveva essere all’epoca della fondazione: è ad un’unica navata, a sala, con due altari laterali dove sono presenti due pregevoli tele settecentesche: la Madonna del Rosario, risalente al 1821 e la Fuga in Egitto, di poco antecedente: 1819. Queste due tele adornano i due altari laterali che sono stati anch’essi ristrutturati recentemente. Sul soffitto della chiesa è possibile ammirare una tela decorativa rappresentante “San Nicola da Bari ed il miracolo dei bambini”, opera del 1935 di Carlo Cavallari. Di rilevante importanza è anche la chiesa di Santa Maria dell’Annunciazione, che fino al 2000 versava in uno stato di abbandono totale con il tetto sfondato e ridotta a semplice rovina, nel corso del 2001 è stata ristrutturata, attraverso il recupero e riuso funzionale ai fini turistico-ricettivi. La sua data di fondazione è molto incerta ma, nel 1398 doveva già esistere una “ecclesia S. Marie de Paganica est ecclesia per sé”. La chiesa nel corso della sua storia ha ricoperto un ruolo di notevole importanza, infatti, nell’Archivio di Stato di Roma si trovano puntuali testimonianze della sua gestione economica, un interessamento, questo, dovuto al fatto che tutti i terreni della montagna di Paganico erano diretta ed inalienabile proprietà della Chiesa e la comunità si limitava alla sua amministrazione. Dagli anni Settanta in poi è iniziato il declino e lo stato di abbandono ha determinato la perdita di gran parte dell’arredo liturgico. La chiesa attualmente è sconsacrata e al suo interno è attrezzata per consentire il pernottamento di eventuali escursionisti. Sicuramente molto importante per la popolazione, in quanto ritenuta la chiesa più antica del comune è quella integrata ormai nel cimitero comunale, ovvero la chiesa di San Giovanni Battista: questa è sorta probabilmente nell’alto medio-evo su preesistenze di epoca romana. In ultimo l’edificio oggi adibito a sede Comunale era originariamente occupato dalla Chiesa di San Giorgio, di unica navata e con l’abside circolare, era sorta poco al di fuori del centro abitato e sicuramente non prima del 1713 e non successivamente al 1765 (date di due visite Vescovili). Ebbe vita difficile e nel XIX secolo il Comune cominciò ad interessarsi dei suoi locali. Con la “recente” (anni ’80) risistemazione della sede comunale si perdono completamente le tracce della sua struttura architettonica. Rimane la memoria “sacra” del sito recentemente riconfermata con l’apposizione di una statuina raffigurante San Giorgio, e risolennizzata dalla rinnovata celebrazione della festa del Santo a cura di volontari del rione.
Nel territorio comunale sono certamente di grandissima importanza le gole dell’Obito, che i grandi appassionati di trekking apprezzeranno certamente: per giungervi si parte da Paganico passando attraverso castagneti secolari di rara bellezza e piccoli “pezzi” di storia che il bosco conserva da tanti Secoli: è un trekking storico/naturalistico che segue il percorso di un antichissimo sentiero che un tempo univa Paganico agli altri paesi del territorio come Ascrea, Collegiove e Marcetelli: si passa prima per la Vecchia Mola, poi per la sorgente “Fonte della Signora” e infine si attraversa il Ponte Romano all’interno del Bosco dell’Obito. Qui, incassate nell’omonima Valle, si possono ammirare le splendide Gole e, su una parete impervia, quello che è noto come “il nido dell’Aquila”, dove frequentemente viene avvistato lo splendido rapace.
QUALI SONO I PRINCIPALI APPUNTAMENTI? – Sono tre le principali manifestazioni organizzate dalla Pro Loco di paganico Sabino, tutte volte a lasciare traccia della tradizione e della storia locale. Il primo maggio si tiene in paese la Sagra dei Vertuti: un piatto antico che è una zuppa tipica dell’Appennino laziale. I vertuti (che in dialetto significa “verdure”) è un’antica zuppa a base di legumi (principalmente fave, cicerchie e lenticchie) mischiati a erbe spontanee e aromatiche, lasciati cuocere a fuoco lento per 3 ore in una pignatta di terracotta adagiata nel camino delle case dei contadini. Intorno alla fine di luglio si è poi soliti tenere la Sagra delle Sagne Strasciate con sugo ai funghi porcini, anche qui un piatto tipico locale ottenuto strappando in piccoli lembi una sfoglia ricavata dall’impasto di acqua, farina e uova. Infine a novembre, proprio nel cuore dell’autunno si tiene la Castagnata: Durante la quale si potranno gustare castagne preparate nei modi più classici: arrostita, bollita in acqua o latte, seccata e macinata come il chicco di grano e impiegata in polente e puree, poiché la castagna qui è stata per molto tempo un valido sostituto del pane. Le castagne saranno servite da gustare nel classico cartoccio insieme alla pasta fatta in casa, alle salsicce, alle bruschette e all’immancabile vino rosso.
Articolo ottimo, completo, e curato: spero venga diffuso il più possibile, e che in molti vengano a visitare questo paese incantato. Fidatevi ne vale la pena.
Continuate così con questa splendida rubrica!
Ne nascerà una raccolta di articoli da pubblicare (con un po’ di foto e grafica sarebbe perfetta)!