(ch.di.) Hanno deciso di chiudere, messi in ginocchio dall’emergenza coronavirus e – per forza di cose – dai decreti che limitano gli spostamenti e pure gli orari di apertura. Ribadiamo, decreti necessari per la salute di tutti noi, nessuno escluso e superiori a qualsiasi tipo di interesse. Ma c’è un dato incontrovertibile: bar e ristoranti della città che, come in altri casi d’Italia, oggi hanno definitivamente sancito la chiusura fino a data da destinarsi. Il giro d’affari si è considerevolmente ridotto e le nuove norme, come ad esempio la chiusura alle 18 – (in vigore fino al 3 aprile) non aiutano. La punta dell’iceberg sono bar e ristoranti, ma non sono esenti altre attività, non solo della ristorazione.
Gente che vuol prendere un caffè o mangiare un pizza non ce n’è in questi giorni e in redazione si accavallano le decisioni di ristoratori e baristi: chiudiamo. Sì, ma qual è il costo? Alto: perché se da un lato non c’è incasso, dall’altro ci sono fornitori e – spessissimo – dipendenti da pagare. ma nei decreti non c’è traccia di aiuti da parte del Governo. Ed è questo che i ristoratori e i baristi – che in queste ore postano, desolati, le loro decisioni sui social, con parole da ultimo impero – si aspettano dai piani alti: un altro decreto o norma che possa sostenerli nelle gravi perdite economiche che questo sforzo di tutta l’Italia li sta mettendo in difficoltà
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