“Sosteniamo convintamente la filiera dei grani antichi del reatino, promossa in risposta a un bando del PSR per il settore cerealicolo da un gruppo informale di agricoltori, che ha deciso di reinserire alcune varietà antiche di grani che venivano coltivati nel territorio all’inizio del ‘900”. Lo afferma il presidente della Copagri Lazio Guido Colasanti, ad avviso del quale si tratta di una importante occasione per la valorizzazione de territorio e delle sue eccellenze agroalimentari.
“Il recupero e la valorizzazione di varietà vegetali e animali antiche o in disuso, infatti, è fondamentale per tutelare la biodiversità, andando al contempo a salvaguardare l’agricoltura sostenibile, per la quale rappresenta un patrimonio inestimabile; è per questa ragione che nei mesi scorsi abbiamo promosso il recupero del Cesenese nero di Castelfranco, vitigno quasi scomparso, che i vignaioli hanno provveduto a reinnestare dai tralci di un’unica pianta superstite di quasi duecento anni, dando così nuova linfa a un vitigno che nell’Ottocento era largamente diffuso nella zona, ma era poi scomparso nel tempo”, evidenzia Colasanti.
“Un aspetto di grande importanza del progetto della filiera dei grani antichi del reatino, inoltre, deriva dalla sua capacità di uscire dalla logica del mercato agroindustriale, andando a garantire un compenso sostenibile per gli agricoltori, questione di non secondaria importanza”, fa notare il presidente della Copagri Lazio, rimarcando anche il valore etico dell’iniziativa; “l’accordo di filiera – spiega – prevede, infatti, il rispetto di un disciplinare di comportamento per gli agricoltori e un disciplinare ‘etico’ per i trasformatori e i rivenditori, affinché mantengano un’alta accessibilità dei prodotti”.
“Invitiamo le aziende del territorio ad aderire alla filiera dei grani antichi del reatino, aderendo in via formale al progetto di Filiera Organizzata e sottoscrivendo un apposito accordo di filiera”, conclude Colasanti.
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