(di Matteo Dionisi) “Gare a porte chiuse“: è un pò questa la sintesi del discorso fatto dal Presidente della Figc (leggi), Gabriele Gravina alcuni giorni fa. Il primo campionato d’Italia, la Serie A, si prepara a giocare senza pubblico come nel big match di domenica sera tra Juventus-Inter. È questa la conseguenza che ha scaturito il coronavirus, diffusosi in questa ultima settimana in Lombardia, Veneto, Piemonte, Veneto, Liguria e Emilia Romagna.
Le istituzioni per evitare altri contagi hanno deciso così: nelle zone rosse gli stadi saranno vuoti. Ma questo stop del pubblico non riguarda solo la Serie A, perché sono stato sospese altre manifestazioni sportive, come il futsal. Di questo abbiamo parlo con il patron del Real Rieti, Roberto Pietropaoli. La sua squadra martedì doveva recuperare il match contro l’Arzignano (formazione veneta), ma a causa del virus è stata posticipata a data da destinarsi.
Per questi motivo è saltata anche la presentazione della Final Eight di Coppa Italia a Bologna, che si doveva tenere proprio oggi (leggi). Il numero uno amarantoceleste ha risposto anche alle domande sulla perdita economica che avranno le società sportive e se il folto calendario può rappresentare un problema per il recupero dei match.
L’INTERVISTA
Patron buongiorno. Secondo lei lo sport quanto ci rimetterà con il coronavirus?
“In termini precauzionali penso nulla, andava presa una decisione. Sul lato organizzativo molto: vanno riscritti tutti i calendari, sia in casa che per le trasferte. Mi viene in mente la gara che dovevamo recuperare contro l’Arzignano, martedì era l’unico buco. E’ chiaro che più di qualche disagio lo ha recato”.
Lei ha appena citato il calendario. Quello del Real, che è impegnato su tre competizioni è molto folto. Diventerà un problema recuperare le partite?
“Noi abbiamo una rosa molto lunga, siamo l’unica squadra di Serie A ad avere tre tribune. Abbiamo il vantaggio di poter dosare le energie se le partite si dovessero eseguire in maniera molto ravvicinata”.
Parliamo della Final Eight di Coppa Italia. La presentazione a Bologna è stata rimandata, ci sarà uno slittamento di questa competizione secondo lei?
“Dirlo in questo momento sarebbe una follia. C’è ancora tempo. Abbiamo la possibilità di giocare la Final Eight in Emilia Romagna: è chiaro che bisogna capire come si evolverà la situazione e se riuscirà ad essere emarginata. Più si allungano i tempi però e più c’è la possibilità che si possa rinviare, ma anche di spostarla in un’altra regione”.
Il Presidente della Figc Gravina ha dichiarato che alcune gare di Seria A saranno a porte chiuse. Lei vede questa possibilità anche nel futsal?
“Ne parlavo ieri sera con i dirigenti, secondo me potrebbe essere una soluzione, non solo per il calcio ma anche nelle altre discipline. Meno persone si mettono insieme e meno possibilità c’è di contagio: è questo il concetto espresso. Giocare a porte chiuse limita questa cosa, e se lo può fare il calcio che è lo sport mondiale, non vedo perché non si possa fare anche nel futsal e altri sport. La magia ovviamente viene meno. Provo ad immaginare un Juventus-Inter senza pubblico: è sempre la partita, ma l’emozione di uno stadio pieno è un’altra cosa”.
Lei è soprattutto un imprenditore. Vedendola sotto il profilo economico, le società quanto rischiano di perdere?
“A porte chiuse il danno è enorme. Leggevo proprio oggi la difficoltà nei rimborsi che avranno le grandi società nei confronti dei loro sostenitori. Appunto Juventu-Inter, c’è gente che preso il biglietto già da mesi. Chi ha più botteghino in questo caso, rischia di avere un danno: se uno conta sul botteghino, oggi purtroppo ne viene meno. Come cambiare le location per le partite. Quello è un altro danno. Provo ad immaginare una società che va a giocare in Sicilia e ha fatto 20 biglietti a buon prezzo, oggi se li vede annullare e rischi di rifarli con maggiori costi. A livello economico questa epidemia, sta recando notevoli difficoltà: soprattutto se ci mettiamo che ha colpito la parte più reddituale del nostro paese, il nord. Ogni giorni la situazione è drammatica. Le aziende sono chiuse, le esportazioni sono ferme. Se si fermano le industrie a catena, tutto quello che ne viene intorno, ovvero l’indotto, ne viene meno”.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©