“Nel nostro territorio, per molti versi asfittico, pochi temi suscitano interesse e attenzione presso la popolazione come quello del destino dell’Università. A questo, però, fa da controcanto un silenzio incredibile delle Istituzioni che dovrebbero spiegare, soprattutto in questo delicato momento della storia della Sabina Universitas, se davvero credono nel suo futuro e come intendono procedere in merito”: lo scrive il Segretario Cittadino del PSI, Ivano Paggi.
“Ad oggi la situazione del Consorzio universitario non è rosea e non soltanto per gli aspetti economici, gli unici che hanno trovato spazio sui media negli ultimi tempi. Partiamo da un dato allarmante: ad oggi l’Università reatina conta su circa 800 iscritti, 400 dei quali nell’area medica (infermieristica, radiologia e tecnico laboratorio biomedico), 150 in Scienze della montagna e 250 in ingegneria, compresi quelli, per lo più stranieri, che hanno aderito alla felice intuizione del corso in lingua inglese. E’ chiaro a tutti che 800 iscritti sono un numero troppo esiguo per pensare ad un futuro importante dell’Ateneo, pertanto crediamo che per un effettivo rilancio dello stesso, e per realizzare quel tanto desiderato sogno della vera Università a Rieti, occorrerebbe che le Istituzioni tutte, considerassero tale rilancio prioritario nell’agenda locale, in quanto uno dei pochi strumenti che la Provincia ha per pensare di attrarre intelligenze ed economie dall’esterno del nostro territorio. Sappiamo che attualmente quasi tutto il peso economico dell’Università grava su Comune e Fondazione Varrone. Il primo ha recentemente riconosciuto oltre €400.000 di debiti fuori bilancio degli anni passati ma stenta a versare effettivamente liquidità nelle casse del Consorzio e, oltretutto, pare intenzionato a ridurre la sua quota annuale di partecipazione, forse cedendo quote all’Amministrazione Provinciale o ad altri soggetti. La Fondazione Varrone, invece, per ora garantisce la sua importante quota, con l’auspicio che continui a credere con reale convinzione al progetto universitario, almeno per come è stato concepito finora. In tutto ciò, rimane il vecchio debito della Provincia di Rieti, attualmente ancora superiore al milione di euro, dal quale si rientrerà soprattutto attraverso la concessione dell’immobile che attualmente ospita l’Università, vale a dire l’Istituto per Geometri. E qui veniamo all’altro tema in ballo da mesi che, però, al momento non vede luce, l’ipotetico spostamento dell’Università a Palazzo Aluffi con conseguente ritorno in Centro storico” dice Paggi.
“Un obiettivo lodevole e condivisibile, se attuato, ma che ad oggi pare ancora non ben definito. Inoltre, teoricamente, visti gli spazi esigui, questa potrebbe essere una soluzione non definitiva poiché insufficiente ad immaginare una sede unica dei corsi. A fronte di questo breve quadro descrittivo, emerge chiaramente che la situazione dell’Università reatina è caratterizzata da un’assoluta incertezza che la Città e l’intero territorio reatino non possono permettersi in alcun modo. Per questo, intendiamo lanciare tre proposte che speriamo possano essere condivise e rilanciate dalla classe dirigente locale, con l’auspicio che non vi siano, sul tema, distinzioni d’appartenenza politica. La prima proposta: vista la fortuna di avere un player internazionale e strategico come IBM sul nostro territorio, perché non si lavora in maniera forte, compatta e lungimirante per introdurre un corso di laurea in ingegneria informatica (o simili) che possa stimolare IBM a condividere il destino dell’Università di Rieti? La seconda: la Regione Lazio per anni aveva contribuito al sostegno dell’Università reatina, versando ingenti risorse fino al 2016. Perché oggi la Regione Lazio non torna ad interessarsi e ad investire sulla Sabina Universitas, dimostrando di credere alla possibilità di generare cultura ed economie a Rieti? Infine, la terza proposta, è un appello che rivolgiamo ai gruppi politici, di maggioranza e di minoranza, al Comune di Rieti e alla Provincia di Rieti: perché non organizzare un Consiglio straordinario ad hoc, magari in maniera congiunta, per illustrare alla Città cosa si intende fare con l’Università e per condividere con i settori vitali del territorio uno sforzo che sarebbe a beneficio di tutti? Ci auguriamo che qualcuno intenda rispondere, o magari fare proprie, queste tre proposte. Noi annunciamo sin d’ora che, se si vuole salvare e rilanciare l’Università, saremo in prima fila” conclude Paggi.
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