Ieri, 13 febbraio 2020, il secondo appuntamento del progetto Adolescenti oggi. Aspetti affettivo-relazionali e prevenzione di eventuali disagi, dipendenze, patologie promosso da Cittadinanza attiva, Fondazione Varrone e dalla casa editrice L’asino d’oro e coordinato da Deborah Alessandrini.
All’incontro ha partecipato la classe 2A del Geometri con il professor Francesco Buttarelli, la 2B dell’ITE Savoia con la professoressa Concetta Ranieri e la 4A del Liceo Scientifico C.Jucci con la professoressa Chiara Del Soldato. Tutti i ragazzi avevano ricevuto in dono dalla Fondazione Varrone il libro “Adolescenti in rete. Quando il web diventa una trappola” di Amendola-Gigli-Monti, libro che i ragazzi hanno letto per prepararsi all’incontro con gli autori, producendo testi, cartelloni, interviste. Erano oggi presenti, infatti, a rispondere alle loro numerose domande Assunta Amendola, docente e psicologa dell’età evolutiva, e Beniamino Gigli, medico chirurgo, psicologo e psicoterapeuta.
Si è parlato dei pericoli della rete, il cui utilizzo influenza lo sviluppo dei processi cognitivi, affettivi e relazionali degli adolescenti, spesso inconsapevoli dei rischi. Nomofobia è la parola coniata per indicare la paura di restare senza cellulare, quindi tagliati fuori da queste relazioni, tipica non solo dei nativi digitali, ma ormai anche dei loro genitori.
È evidente che i giovani oggi manifestino differenti modi di vivere le relazioni, ma il rischio è che le relazioni virtuali, che altro non sono che una fuga dal reale e dalla solitudine, li inseriscano in vortici di adescamento o di solitudine ancora maggiore. Massima espressione è quella che oggi è chiamata la sindrome di Hikikomori, di cui soffrono un milione di ragazzi in Giappone, ma già 100.000 anche in Italia, che consiste nel rifiuto progressivo di una vita di relazioni normali.
Di molti altri pericoli parla il libro: dai selfiekillers, selfie scattati in condizioni estreme, che mostrano la partecipazione a sfide pericolose, al sexting, l’adescamento on line, dalle piazze virtuali che inneggiano all’odio e alla violenza, al cyberbullismo, più grave del bullismo, in quanto la vittima non è al sicuro nemmeno al chiuso della sua stanza; parla anche di videogiochi, l’attuale paese dei balocchi, che fanno vivere ai ragazzi emozioni violente e forti.
Ecco allora la necessità di una sensibilizzazione da parte di scuole e di enti attivi nel sociale, perché si effettui una educazione alla cittadinanza digitale, che è lo scopo, appunto del progetto.
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