(dal Corriere di Rieti) Sono seicento le persone costrette a fare la fila ogni giorno alla Caritas per riuscire ad andare avanti. La platea coinvolta, però, è molto più vasta considerato che ogni persona per la maggior parte dei casi ha alle spalle un nucleo familiare di almeno tre-quattro elementi. Un vero e proprio esercito che, purtroppo, cresce ogni anno.
Almeno secondo i dati forniti dalla Caritas della Diocesi di Rieti. Ad essere assistiti non sono soltanto gli stranieri ma anche gli italiani, i reatini in particolare “aumentati negli ultimi anni” dicono dalla Caritas.E a dare lo spunto per accendere i riflettori sull’altra faccia della nostra società, è la Giornata mondiale dei poveri che si ricorda oggi e voluta da Papa Francesco. Anche a Rieti, ad incidere in modo particolare sulla povertà assoluta risultano per lo più la cittadinanza, l’ampiezza dei nuclei e l’eventuale presenza di figli minori, il livello di istruzione, l’età, lo stato di disoccupazione e, in caso di occupazione, il tipo di lavoro svolto.
“I centri Caritas sono una porta aperta a bassissima soglia d’accesso per tutti coloro che si trovano a vivere una condizione di povertà, senza distinzione alcuna spiega il direttore della Caritas di Rieti, don Fabrizio Borrello -, Al di là dei giovani e delle giovani famiglie, fra i più esposti ai processi d’impoverimento ci sono i nuclei con capofamiglia straniero ma da qualche anno a questa parte la povertà sta cominciando a colpire tantissime famiglie reatine”.
Per don Fabrizio Borrello il lavoro e la casa rappresentano i problemi principali. “La maggior parte delle persone che si rivolgono a noi sono senza lavoro ma è altrettanto vero che in molti continuano a rivolgersi alla Caritas nonostante un lavoro ce l’abbiano. E spesso non basta neppure il reddito di cittadinanza che prevede importi molto più sostanziosi del Rei ma che finisce con il penalizzare i nuclei con 5 e più componenti e i nuclei con figli minori che ricevono un aumento meno che proporzionale tanto che i singoli ricevono un contributo superiore della soglia di povertà”.
A tendere una mano alle persone in difficoltà c’è il centro di ascolto della Caritas aperto dal 1994 e che attraverso l’Emporio solidale di piazza Oberdan riesce ad offrire un servizio di assistenza fondamentale. “L’emporio è impegnato nell’assicurare sostegno alimentare alle famiglie in difficoltà, una struttura che segue 600 famiglie per un totale di quasi duemila persone – spiega Valeria Valeri una delle due responsabili -. Ci occupiamo quotidianamente di queste persone che hanno bisogno di qualsiasi cosa ma principalmente di soldi per pagare le utenze, l’affitto, e per acquistare i medicinali. Ci occupiamo anche dell’accompagnamento psicologico di queste persone spesso vittime della droga, dell’alcool e del gioco. Ma negli ultimi tempi si rivolgono a noi sempre più persone che hanno perso il lavoro e che per età anagrafica non riescono a ricollocarsi. E questo è l’aspetto più triste”.
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