La reatina Beatrice Innocenti, alunna del Liceo Scientifico Carlo Jucci di Rieti, è una degli 800 ragazzi provenienti da tutto il mondo selezionati per partecipare al CWMUN (Change the World Model UN) Emirates, il gioco di simulazione aperto a studenti, nella veste di aspiranti ambasciatori, ospiti nel Campus di Abu Dhabi della New York University, la più grande università privata americana. La simulazione è stata organizzata da Associazione Diplomatici, una Ong riconosciuta dall’ONU, e scuola di formazione leader mondiale per ragazzi che vogliono intraprendere la carriera delle relazioni internazionali. La finalità di questo evento è “unire le diversità in nome dell’eccellenza, dell’impegno e del merito” ha detto il presidente della suddetta Associazione, Claudio Corbino. Per tre giorni i ragazzi hanno simulato lavori del consiglio di sicurezza ONU, presentando e approvando mozioni, su temi di grande attualità convergenti sul valore della tolleranza. La ragazza, al suo ritorno, ha riportato un feedback entusiastico.
Come hai avuto accesso a questa opportunità?
Me ne aveva parlato una conoscente; ho spedito la domanda, sostenuto un colloquio, in seguito al quale ho vinto una borsa di studio e l’opportunità di partecipare. Già lo scorso anno ero andata a New York sempre per una simulazione dell’ONU.
Cosa è necessario fare, prima di partire?
Si seguono corsi on line sull’organizzazione dell’ONU e sui temi di cui si andrà a trattare. Successivamente ci viene assegnata la commissione in cui si lavorerà e il paese da rappresentare. I delegati, cioè noi ragazzi, scriviamo il Position paper, praticamente un saggio, in cui, dopo l’introduzione al tema di cui si tratterà, si parla di come lo stato assegnatoci abbia affrontato il problema e si finisce con la proposta di una possibile soluzione.
Ed è interessante?
Considero la stesura della Position paper la parte più importante del MUN perché sono necessarie varie ricerche per avere una chiara idea del tema, conoscere bene il paese e proporre quindi una strategia compatibile con le sue risorse.
Quindi tutto questo avviene prima. E poi?
Prima che la simulazione inizi c’è la cerimonia di apertura in cui il presidente dell’Associazione diplomatici e gli ospiti fanno i loro discorsi ovviamente in inglese, anche se sono italiani.
Perché questa massiccia presenza di ospiti italiani?
Perché l’obiettivo dell’Associazione è proprio far conoscere le eccellenze italiane all’estero.
Ma torniamo alla simulazione. Come si svolgono le giornate?
Sono molto frenetiche e richiedono molta concentrazione. Il primo giorno in particolare ero molto ansiosa per il discorso che dovevo tenere in inglese davanti a tante persone. Alla fine comunque è andato tutto benissimo.
Su quali temi avete dibattuto?
Su temi quali le minacce alla pace internazionale, le misure di prevenzione contro il terrorismo, la cooperazione internazionale in materia di sviluppo.
Temi quindi di grandissima attualità. E degli ospiti quale ti ha colpito di più?
Oltre a quelli che hanno parlato all’inizio, ci sono stati interventi anche tra una sessione di simulazione e l’altra: Carrubba, Italo Rota, Lucio Caracciolo, Giuseppe Ayala hanno tenuto discorsi incentrati sulla tolleranza e sul cambiamento che le nuove generazioni stanno portando. Italo Rota è stato per me il più interessante. Le sue parole e il suo modo di interagire mi hanno davvero colpito. Ho anche avuto la fortuna di poter parlare con lui, insieme ad altre tre ragazze, alla fine di una sessione di Q&A. È una persona semplice, modesta. Il suo ottimismo rispetto al futuro di cui noi saremo protagonisti mi ha davvero impressionato.
Perché quest’anno è stata scelta questa location per la simulazione?
Lo Sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti, ha dichiarato il 2019 “Year of Tolerance” istituendo gli Emirati come capitale globale del concetto appunto di tolleranza.
L’esperienza ha avuto anche momenti puramente turistici?
Certamente sì. I lavori di simulazione si sono svolti ad Abu Dhabi. Successivamente ci siamo recati a Dubai e abbiamo fatto i turisti.
Quale riflessione al di là di tutto vuoi lasciare ai tuoi coetanei?
Ovviamente l’invito alla tolleranza è il primo. Inutile dirlo. Vivi a contatto con ragazzi molto diversi da te e nello stesso tempo uguali a te. Capisci proprio questo, che ci sono cose che uniscono e sono molte di più di quelle che potrebbero dividere.
Inoltre è incoraggiante il fatto che anche da una città di provincia si possa accedere ad opportunità così formative ed internazionali. Basta informarsi, essere tenaci, non avere paura di nuove esperienze e ovviamente conoscere bene l’inglese. (di Chiara Del Soldato)
Foto: Jucci ©