Nuovo appuntamento con una rubrica di RietiLife, quella dedicata alla moda. A curarla è la reatina Beatrice Brucchietti, della Bea Brooke Fashion Agency.
(di Beatrice Brucchietti – B.Brooke Fashion Agency) Nell’ultimo articolo di questa rubrica (leggi) sono stati intervistati i commercianti del settore Moda e Bellezza, ne è emerso un contrasto con le azioni del Comune a favore del Commercio.
Di seguito l’intervista al Sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, in risposta ai problemi attuali del commercio reatino.
Sindaco, che ne pensa della situazione di crisi del commercio a Rieti? E cosa ne pensa del fatto che i commercianti non si sentano aiutati dal Comune?
“Credo che il problema sostanziale è che siamo andati nel tempo ad ingrandire una rete di punti di vendita fallace sin dalla nascita. Le aziende forti devono anche saper resistere alla crisi, ma se un’azienda è debole al primo soffio di vento crolla e questo è il momento terribile che stiamo passando. Questo non vuol dire che non siamo vicini ai commercianti, ma non ci possiamo mettere a fare il commerciante, possiamo creare eventi. Tentiamo in tutti i modi di rianimare Rieti”.
È possibile che i negozi chiudano anche per il prezzo degli affitti in centro storico?
“Ci sono negozi a Rieti affittati dai 400 ai 700 euro al mese, è chiaro che chi non ipotizza neanche 400 euro di guadagno non può fare il commerciante. È senza dubbio crollato il mercato degli affitti, il problema è che non sempre gli affitti vengono pagati. Che l’attività commerciale non sia più redditizia come una volta è scontato. D’altra parte nel settore abbigliamento c’è una riduzione dei consumi del 25% ed è evidente che ciò colpisce, ma non solo nel centro storico e soprattutto colpisce anche un settore in espansione come quello del food”.
Alcuni degli intervistati affermano che gli eventi del Comune non siano utili a un aumento delle vendite, crede che sia un problema interno o esterno?
“Perché si fanno le manifestazioni al centro storico? Per cercare di rianimare il centro storico. E’ chiaro che bisogna provvedere a fare eventi anche fuori. La vendita online ha messo in discussione la possibilità per un gran numero di esercizi commerciali che non possono più reggersi, è proprio un problema di mercato. Al centro può sopravvivere chi si differenzia dai grandi magazzini del nucleo industriale che ha come vantaggi ad esempio la possibilità di parcheggiare lì davanti, se non si differenziano è inutile andare in centro storico. La domanda è: ce la fa una città come Rieti con il suo bacino di utenza a reggere il lusso tale da differenziarsi? La propensione all’acquisto è diminuita, indebolita certamente anche dalla vendita online”.
Che dovrebbero fare quindi i commercianti per migliorare questa situazione “tragica”?
“Questa che stiamo vivendo è una fase di passaggio durissima da superare. Quando si apre è una scommessa, ma quando si chiude bisogna avere i soldi per liquidare tutti, per pagare le tasse, i fornitori e la banca. Molti negozi resistono sperando in tempi migliori perché non hanno i soldi per chiudere, è più difficile chiudere che aprire. Lo stesso succede a Roma, le vie sono piene di persone ma i negozi sono vuoti, le imprese di famiglia non esistono più, ci sono solo le grandi firme che rimangono aperti per abbattere gli utili. A Rieti poco tempo fa si leggeva nei giornali ‘Chiude Fosso dopo novant’anni‘: ha retto finché lo ha trovato conveniente e ripeto, dopo novant’anni. D’altra parte andare a lavorare per avere preoccupazioni e non avere una gratificazione credo che non lo accetti nessuno”.
Il mercato si muove anche attraverso il tipo di cliente che si ha di fronte, potrebbe essere anche un problema di target della clientela?
“Il commercio è un’attività veloce in cui ognuno si deve aggiustare come deve. I piccoli commercianti subiscono una tassazione con cui vengono sfregiati dallo Stato, al contrario dei grandi colossi che hanno sedi all’estero quindi hanno una tassazione minore, per questo non può esistere concorrenza né una questione di target”.
Che mi sa dire del progetto dello Zuccherificio? Potrebbe essere un ulteriore problema per la dislocazione del commercio?
“Quello dello zuccherificio è un grande progetto. Il suo recupero ad oggi costa 60 milioni di euro, il Comune non ha queste disponibilità economiche. Lo lasciamo crollare? C’è un proprietario che ha una grande fetta dello zuccherificio che è disposto ad investire, ma non c’è nessun altro che ne ha le possibilità economiche. Per espropriarlo ci vogliono 6 milioni di euro, dopodiché bisogna bonificarlo e ristrutturarlo. Stiamo studiando anche un piano per la Viscosa che possa disturbare il meno possibile, che si integri bene con il resto della città e che magari porti iniziative anche di carattere culturale e una collocazione di prodotti locali. E’ un tentativo che stiamo studiando, ma rinviare il problema non vuol dire risolverlo. Che il commercio sia cambiato non c’è dubbio, ciò che va di moda oggi è il Food quindi chiude un negozio di abbigliamento e apre un pub, una piadineria o un ristorante, ma non scordiamoci che non succede solo a Rieti”.
E per quanto riguarda le agevolazioni per le imprese?
“Ho lavorato alla Regione e mi sono occupato anche delle agevolazioni, di tutte le aziende che ho visto nascere grazie alle agevolazioni ne ho anche verificato la fine. Non basta avere un incentivo per creare un’attività commerciale, l’incentivo è un modo per partire, ma per continuare serve che l’idea sia valida”.
Pensa che Rieti vada bene per la produzione e non per la vendita?
“Rieti va bene per produrre abbigliamento ad esempio, ma non per vendere oggetti di comune utilizzo poiché mancano le fabbriche”.
Prima però il nucleo industriale era pieno di fabbriche..
“Sì, ma perché c’era la Cassa del Mezzoggiorno, per cui gli industriali avevano degli incentivi per venire a Rieti. Quando è andata via le fabbriche si sono spostate. Oggi molte aziende italiane producono in Bulgaria, Ungheria, Cecoslovacchia… perché lì l’operaio costa di meno e abbattono i costi. In Italia un operaio costa in media 30 euro l’ora di cui la maggior parte sono tasse”.
Per concludere, per lei la Moda a Rieti esiste?
“La moda secondo me vive di suo. Nessuno può pensare di vivere solo con Rieti: 47mila abitanti e popolazione mediamente anziana. Il mercato di Rieti non basta per far sopravvivere un’azienda, ma la moda ha le ali per poter volare anche altrove. La moda è una scommessa che si può centrare, ma per quanto riguarda la creatività. I negozi di abbigliamento sono un’altra cosa, bisogna informarsi se è un settore che attira o no prima di aprire”.
Foto: RietiLife ©
Finalmente ci si rende effettivamente conto che il problema non era e non è mai stato quello della ZTL nel centro storico che forse favoriva e non danneggiava i commercianti ma è troppo tardi…