(di Christian Diociaiuti) “Se non arrivano i soldi entro la data stabilita, noi sabato non giochiamo. Se poi, da qui a giovedì-venerdì esce qualcosa, bene. Altrimenti la nostra linea è questa”. Lo dicono compatti i giocatori del Football Club Rieti – squadra che milita nel girone C della Serie C -che aspettano dallo scorso 16 ottobre gli stipendi di luglio e agosto, mai saldati nonostante la messa in mora. Sul tema è anche nata una diatriba Curci-Italdiesel (Curci ha venduto lo scorso 15 ottobre, proprio alla cordata che si rifà alla società campana – leggi i dettagli), con il reatino che ha intimato di rispettare le obbligazioni prese in sede di accordo. Non solo i 320mila euro a rate (la prima sarebbe comunque a dicembre), ma soprattutto il saldo degli stipendi e la sostituzione della fidejussione (leggi).
I calciatori aspetteranno i circa 200mila euro di spettanze tutta la giornata di oggi e tutta quella di domani. Poi scadono i 20 giorni imposti dalla messa in mora che la squadra, in maniera compatta e senza eccezioni, ha sottoscritto: in questi giorni, in cui il Rieti era obbligato a saldare le spettanze per non incorrere in problemi. Finora non l’ha fatto. E dunque a che tipo di problemi va incontro la società? Chiaramente una questione legale, ma prima ancora una questione sportiva.
Già, perché i calciatori sabato alle 18.30 per la 14esima d’andata, potrebbero non andare a Vibo e scioperare. “Lo sciopero, tuttavia, può non rientrare nelle due gare di mancata presentazione dopo le quali si viene esclusi dal campionato – spiega l’avvocato Danilo Coppola, che segue la vicenda Rieti per l’Aic sotto l’aspetto sindacale mentre a livello legale opera un altro avvocato, Luca Miranda – mi chiedete se sono preoccupato? Non lo sono ora, lo sono stato da subito, dal 16 ottobre – aggiunge Coppola – Giovedì, comunque vada, sarò con i calciatori. Qualora non venissero pagati gli stipendi entro il 6 novembre, ognuno valuterà la cosa migliore anche guardando all’aspetto professionale. Non posso anticipare nulla perché è decisione di ogni singolo calciatore. Chiaro che in una situazione di morosità, qualcuno ha l’esigenza immediata di svincolarsi, altri di attendere il mercato”. Sì, avete capito bene: svincolarsi. Il calciatore a cui la società non versa le spettanze dovute entro i termini stabiliti ha facoltà – non obbligo – di chiedere al collegio arbitrale la risoluzione del contratto. Una volta accettata, il collegio obbliga la società a pagare tutte le spettanze, mese per mese, almeno finché il calciatore non ottiene un nuovo contratto professionistico. Insomma: il Rieti potrebbe ritrovarsi dal 7 novembre, senza molti calciatori.
Dalla mattina di giovedì 7 novembre, se gli stipendi non verranno versati, i calciatori possono fare tutto: non allenarsi, non giocare, rescindere. “Non giocare è una delle possibilità – continua Coppola – rientra nella prassi. E a mio avviso è una decisione a tutela dei calciatori”. Pazzesco come si sia arrivati a questo punto per una società, anche a detta di Aic, che si è presentata all’inizio di questa stagione senza alcun particolare debito, nessun contenzioso, con una gestione abbastanza lineare.
Sabato alle 18.30 sarebbe in programma la partita con la Vibonese. Che a questo punto è a forte rischio per lo sciopero dei giocatori che scatterebbe qualora in queste ultime ore Italdiesel non pagasse gli stipendi promessi (leggi). Ad oggi ancora nessuno della nuova società si è presentato ufficialmente. La squadra, nella mattinata odierna, si è allenata regolarmente al Gudini, mentre allo stadio solo le solite facce della segreteria “reatina”. Squadra che domenica ha inanellato il quarto risultato utile pur senza prendere un euro da 4 mesi ma che sabato prossimo, non scendendo in campo, accenderebbe i riflettori – e di certo non per colpa dei calciatori, sia chiaro – su qualcosa di davvero grave e inaccettabile. Per il calcio, per i tifosi, per la città di Rieti.
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