Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un bambino autistico reatino: si chiama Milo e parla di scuola e del disagio che prova. Milo si rivolge direttamente al Ministro dell’Istuzione, Lorenzo Fioramonti. Non è la prima volta che Milo scrive a RietiLife (leggi).
La cera si consuma, ma la scuola non cammina!
Pregiatissimo Ministro dell’Istruzione, mi chiamo Milo ed ho quasi sette anni. Dopo un anno di permanenza documentata alla Scuola dell’Infanzia, quest’anno ho iniziato la “scuola dei grandi”, quella che avrei dovuto iniziare a frequentare lo scorso anno, ma non ero pronto; quella che segna il passaggio dall’asilo all’universo della scuola vera… quella con i libri, in cui è richiesta una compostezza sulla sedia per tante ore… quella dei compiti a casa, delle verifiche in classe, delle pagelle… quella della letto-scrittura e del saper far di conto.
Mi rivolgo a Lei, perché io sono un “bambino speciale”, di quelli che fanno diminuire il numero massimo degli iscritti per classe; di quelli a cui non bastano le maestre curriculari, ma che necessitano di assistenza dedicata; di quelli che non vanno in gita se non c’è disponibilità di affiancamento; di quelli per i quali non esiste attività sportiva, perché nessuno perde tempo con noi; di quelli che forse avranno bisogno di metodi facilitati; di quelli che hanno bisogni educativi speciali e di insegnanti qualificati e specializzati; di quelli che pesano, insomma! Da diversi decenni l’anno scolastico inizia a settembre, ma il primo mese di scuola è perennemente in rodaggio!
Nonostante il ripetersi ciclico degli eventi, ancora iniziano le attività didattiche senza l’organico al completo. I posti vacanti nelle docenze richiedono iter burocratici di nomina sempre più macchinosi e a farne le spese sono sempre i bambini e, di riflesso, le loro famiglie.
Quando, poi, gli alunni in questione sono quelli “diagnosticati speciali”, come me, il disagio è, se possibile, ancora maggiore, dal momento che molto spesso siamo considerati “di difficile gestione” persino dalle insegnanti curriculari, le quali, loro malgrado, si trovano nel ruolo di titolari e supplenti allo stesso tempo: titolari per le classi “ordinarie” e, contemporaneamente, supplenti dei docenti di sostegno, per l’eventuale presenza di alunni difficili o problematici o, ancor più, disabili. Ecco, disabili…come me!
È inconcepibile che il servizio di refezione scolastica debba partire (si spera!) alla terza settimana di scuola e che al terzo giorno di scuola io non abbia ancora la “mia maestra”, perché non si è stati in grado di individuare tutti i docenti a copertura dell’orario completo o delle esigenze particolari. Eppure, le iscrizioni si fanno all’inizio dell’anno… solare! Per fortuna, ho trovato sin dal primo giorno la “mia educatrice”, a cui devo la mia serenità nel passaggio alle elementari, perché è il mio riferimento!
È assolutamente inaccettabile, però, che gli educatori o i terapisti, spesso privati, debbano far leva sulla loro sensibilità e delicatezza per poterci assistere, anche superando il loro monte ore, con la concreta possibilità che non venga corrisposto loro alcun compenso per lo straordinario impegno profuso.
Io sono autistico, ma voglio imparare, pur se a modo mio. Glielo chiedo a nome di tutti i miei colleghi di patologia: “Ci consenta di crescere e di diventare buoni cittadini. Ci metteremo un po’ di più, ma non La deluderemo, perché la nostra indole non conosce il nero. Abbiamo solo bisogno di fiducia e di mezzi proporzionati ai nostri tempi!”.
Nella scuola che sogno, i libri di testo, ordinati a luglio, arrivano puntualmente prima dell’inizio delle lezioni, ma io non ce li ho ancora tutti!
Io sono fortunato, lo so, perché, oltre a frequentare le sedute riabilitative che mi mette a disposizione il SSN, grazie al sacrificio della mia famiglia, ho la possibilità di pagarmi altre terapie, anche costose. Si chiama “approccio ABA”, Signor Ministro, ma è disponibile solo a pagamento, nonostante le sentenze dicano il contrario!
Io voglio ringraziare pubblicamente le mie terapiste dello Studio Tabata di Rieti, perché si dedicano a me con tutta la loro professionalità e dedizione, ma non posso dire altrettanto del sistema scolastico, troppo spesso avviluppato dai tentacoli della burocrazia e, mi permetta, della disumana insensibilità nei confronti di chi “non è normale”! Io sto diventando grande… mi piacerebbe tanto, un giorno, poter dire di essere laureato, anche grazie a Lei, Onorevole!
Non infranga i sogni di un bambino… speciale… come me!
Con profonda stima per il ruolo che riveste.
Milo
Foto: RietiLife ©