(di Chiara Pallocci inviata a Monte San Giovanni) C’era tanta gente a rendere omaggio al feretro di Alfredo Battella, portato in spalla dagli amici della squadra di Monte San Giovanni e seguito dai colleghi del Centro Commerciale “La Galleria”, in divisa da lavoro. Ad assistere ai funerali, in disparte, anche Paolo Di Canio, ex compagno di squadra (ai tempi della Ternana) di Battella e suo amico. Tra i fiori e i palloncini biancocelesti della sua Lazio e del suo Monte San Giovanni, una comunità intera, sportiva e non, si è raccolta nella piazzetta antistante la Chiesa di San Giovanni Evangelista, a Monte San Giovanni, per dare l’ultimo saluto a “Pepo”. Così lo chiamavano, Alfredo, stroncato a 51 anni da un malore mentre giocava un’amichevole di pre-campionato contro il Valle del Peschiera. Entrato durante la ripresa, si era accasciato improvvisamente a terra, senza riprendersi mai più.
Una carriera ricca di soddisfazioni quella di Pepo. La Ternana, l’Orvietana, la Narnese, le tante squadre reatine e un destino beffardo: proprio quest’anno aveva deciso di appendere gli scarpini al chiodo, al termine della stagione. Tante le persone che, composte e silenziose, si sono strette intorno alla compagna, alla figlia, al fratello e alla sorella che, per primi, hanno fatto ingresso all’interno di quella Chiesa che, molti anni prima, aveva visto il battesimo di Alfredo, il 4 agosto 1968.
“Il nostro fratello si è accasciato in quel campo sportivo di Grotti, in una partita che doveva concludersi in gioia e condivisione – dice nella sua omelia Don Valerio, che tanto bene lo conosceva – Solo 5 anni fa, ho dovuto dare degna sepoltura alla mamma. Questa, è una famiglia che è stata duramente provata. Quando Alfredo aveva solo 21 anni, suo papà, compagno indissolubile nella passione per il calcio, è venuto a mancare. Il mondo gli crollò dinanzi”.
Nessuno conosce né l’ora né il giorno, siamo inquilini di questo mondo. Nessuno sa quando finisce questa partita della quale, Alfredo, è stato un grande giocatore: “È un dolore che non si rimargina – continua Don Valerio – Vi ringrazio per essere accorsi subito a condividerlo. Oggi, lo ribadisco, una ferita grande si è aperta nei nostri cuori. Dove va l’anima dopo la morte? – conclude Don Shango – Torna a casa per riposare nella più grande pace”. Accanto alla porta della chiesa, un quaderno sfogliato dal vento e un contenitore destinato alle donazioni, richieste dalla famiglia in luogo dei fiori, per l’acquisto di un defibrillatore.
Alla fine del funerale, la bara è uscita sulle note dell’inno della Lazio: “Nel cielo biancazzurro brilla una stella che in tutto il firmamento e sempre la più bella… Lazio sul prato verde vola, Lazio tu non sarai mai sola”.
RietiLife si unisce al dolore della famiglia di Alfredo e porge sentite condoglianze.
Foto: Francesco PATACCHIOLA ©