L’azienda farmaceutica Takeda ospita la seconda giornata di “Incontriamoci, ricostruiamo il futuro”, la quinta edizione della kermesse della Uil di Rieti e della Sabina romana. Tema del dibattito: il lavoro, gli investimenti e l’innovazione.
“Dopo esserci soffermati ieri sulla ricostruzione di Amatrice e delle altre aree colpite dal sisma, approfondendo nel dettaglio le criticità, le proposte e le azioni per avviare una ricostruzione che sia anche una vera e propria rigenerazione per quest’area – spiega Alberto Paolucci, Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina romana – oggi un altro tema caro al sindacato: il lavoro e le politiche per crearlo. Questa provincia soffre, non a caso insieme con Frosinone è inserita tra le aree italiane industriali di crisi complessa. I dati della cassa integrazione che mensilmente elaboriamo, confermano le continue difficoltà della provincia reatina: i picchi, le cadute, le percentuali negative o positive, vanno a formare un puzzle che conferma quando sosteniamo: servono investimenti urgenti per rilanciare il lavoro restituendo così dignità agli uomini e alle donne di Rieti e provincia. Servono poi interventi del governo nazionale per le infrastrutture, per la messa in sicurezza della Via Salaria, per sviluppare la banda larga. Temi, questi, ribaditi con forza dal segretario generale Uil Lazio Alberto Civica”.
“Il Lazio è il secondo polo farmaceutico italiano – aggiunge Paolucci – noi auspichiamo che la Takeda sia l”esempio per tante altre aziende a stabilirsi a Rieti, ma affinché ciò accada sono necessari investimenti attrattivi. E qui torniamo al tema del dibattito odierno: facciamo in modo che gli errori del passato vengano chiusi in un cassetto e che insieme, tutte le istituzioni collaborino per il bene comune”. “Il Premier Conte è ad Amatrice – conclude Paolucci – noi lo abbiamo preceduto: noi Amatrice non l’abbiamo dimenticata. La Uil ieri ha chiesto una ricostruzione e una rigenerazione con tappe certe e che soprattutto si faccia tesoro (anche qui) degli errori commessi. Facciamo in modo che da una sciagura nasca un fiore e che quel fiore si chiami ricostruzione”.
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