Foto: Gianluca VANNICELLI ©
Oggi in piazza Bachelet a Rieti, su uno degli edifici di maggior valore per la città, il Palazzo di Giustizia, è stata inaugurata l’opera monumentale di Ozmo, artista di riconosciuta fama, tra i più importanti esponenti della Street Art in Italia. Guarda le foto – video col drone.
Nell’ambito del progetto “Trame – Tracce di memoria”, ideato dall’Agenzia Creativa The Uncommon Factory, Gionata Gesi, in arte Ozmo, invitato dalla curatrice Annalisa Ferraro, ha realizzato una grande opera di arte urbana dedicata alla città, in grado di dialogare con le memorie storiche e storico-artistiche del territorio, con le pitture murali che Rieti conserva in esemplari di grande pregio.
L’opera rende, infatti, omaggio a uno degli affreschi più rilevanti conservati sul territorio, Il Giudizio Universale dei fratelli Torresani, e citerà il Ratto delle Sabine, una delle vicende più antiche e significative per la cultura reatina ed è solo la prima di un ciclo di graffiti che verranno realizzati in tutta la città il prossimo proprio nel cuore del quartiere Borgo.
Ozmo ha esplorato la città di Rieti per abbracciarne la storia, la cultura, le opere più significative, per conoscere miti e leggende, tradizioni entrate a far parte della memoria cittadina. Ispirato dall’affresco dei fratelli Torresani, Il Giudizio Universale, conservato a Rieti, nell’Oratorio di San Pietro Martire, l’artista è riuscito a catturare la fatica e la sofferenza con cui i santi si impegnano a salvare le anime periclitanti. Nel Ratto delle Sabine del Giambologna, Ozmo ha colto la violenza e la drammaticità di un rapimento, la potenza racchiusa nei corpi giovani e la resa di un corpo senile, sulle cui spalle pesano non solo gli anni, ma anche tutti i mali e le angosce del genere umano. Un’opera, quella di Ozmo, che pur traendo l’ispirazione dal passato, da due gesti simili ma profondamente diversi, dono di salvezza l’uno, dono di schiavitù l’altro, riesce ad essere quanto mai attuale e profondamente calata nell’epoca d’oggi, un’opera “site-specific”.
Un’impresa quanto mai coraggiosa, quella intrapresa dall’Agenzia Creativa The Uncommon Factory, dalla curatrice Annalisa Ferraro, dall’artista Ozmo, dal Comune e dal Palazzo di Giustizia di Rieti, volta alla realizzazione della prima opera d’arte urbana mai realizzata sulle pareti di un Tribunale: “Il più alto dei Giudizi e un crimine, il “Ratto delle Sabine”, così lo ha descritto Ozmo.
Ozmo sarà il primo di quattro artisti, invitati a lavorare in città nell’ambito dell’iniziativa “Linguaggi contemporanei tra affreschi e street art”, un ciclo di quattro seminari dedicato al confronto tra due linguaggi artistici differenti per epoca storica ma vicini per tecniche, iconografie e funzioni, testimonianza che la conservazione della memoria e lo studio del passato si manifestano poi nella nascita e nello sviluppo di pratiche simili a quelle antiche ma al tempo stesso innovative e mutevoli. L’iniziativa è parte del progetto “Trame – Tracce di memoria”, è sostenuta dalla Regione Lazio, cofinanziata dal FESR e patrocinata dal Comune di Rieti.
E il sindaco Cicchetti rilancia: “Ne vorrei un altro sulla parete disadorna della Camera di Commercio. Ad maiora!”