L’Istituzione Formativa della Provincia di Rieti ha offerto a chi ha commesso errori la possibilità di imparare a fare cose buone come il pane, la pizza, la pasta. Protagonisti 17 detenuti della Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rieti che giovedì mattina, durante una intensa cerimonia, hanno ricevuto la qualifica professionale di operatore di panificio e pastificio, spendibile su tutto il territorio nazionale al termine del percorso finanziato dalla Regione Lazio Poi – Partecipazione, occupazione e integrazione.
REINSERIMENTO – “Questo corso ha avuto una duplice valenza – ha sottolineato la direttrice del carcere Vera Poggetti – È spendibile e permetterà ai discenti di trovare una occupazione, ma allo stesso tempo ha permesso di attivare un importante percorso fatto di gioco di squadra: in un ambiente dove la convivenza è forzata avete avuto l’occasione di lavorare in gruppo e rispettarvi. Vi ringrazio perché siete stati bravi e la speranza è che ci siano altre occasioni importanti come queste”. Sottolinea l’entusiasmo e l’assidua partecipazione dei detenuti che hanno frequentato il corso il direttore dell’Istituzione Formativa Fabio Barberi. “Erano molti quelli che avrebbero voluto partecipare – spiega – Tanto che è stata necessaria una selezione. Speriamo di poter dare un seguito a questa prima collaborazione. Il ringraziamento va sicuramente ai miei collaboratori, alla direzione del carcere e alla Polizia Penitenziaria”. Alcuni partecipanti al corso sono già usciti dal carcere.
GIÀ LAVORANO – Uno è volato a Formentera, nelle Baleari, dove sta cercando di portare avanti questa esperienza nel mondo della panificazione, un altro ha già trovato un impiego in un forno della capitale. “Grazie per aver partecipato a questa occasione che lo Stato vi offre – ha detto il Prefetto Giuseppina Reggiani rivolta ai detenuti – L’attestato che oggi ricevete vi consentirà di avere una seconda vita e di intraprendere un percorso di integrazione sciale. Grazie all’Istituzione Formativa di Rieti, una eccellenza di questo territorio, che ha offerto la possibilità di un migliore inserimento anche di chi ha sbagliato una volta, ma che non per questo deve essere messo ai margini. Vi auguro di trovare lavoro in un settore, quello del cooking, che oltre ad andare di moda ed è un aspetto fondamentale della nostra economia”. “Vedo persone motivate che hanno portato avanti un percorso culinario e di vita, questo è il successo migliore – ha aggiunto Licia Alonzi, presidente dell’Istituzione Formativa – Dopo un errore è possibile cambiare traiettoria. È quello che ci aspettiamo da voi. Ho fiducia in quello che vi è stato proposto, sappiatelo spendere bene. Grazie al personale del carcere e a tutti i collaboratori dell’Istituzione Formativa che si sono adoperati in maniera eccellente”.
PARTNER – Partner del progetto Copagri. “Ero entrato titubante – racconta Guido Colasanti, presidente della Copagri, che ha rivestito la carica di tutor tecnico – ne sono uscito carico di un bagaglio di emozioni e ricchezze. I partecipanti al corso mi hanno scritto lettere toccanti, non vedono l’ora di uscire per far vedere al mondo quello che hanno imparato. Ritengo sia stato un momento importantissimo per il loro futuro”. I docenti hanno passato tante ore accanto ai detenuti. Li hanno visti interessati al corso, sia perché ha rappresentato una alternativa alla vita monotona, sia perché ha permesso loro di guardare al futuro con occhi diversi. “Prima non conoscevo la cucina, ora ci passo le giornate tra crostate e ciambelloni. Per il futuro? Vorrei aprire una pizzeria insieme a mio figlio” ha commentato un partecipante al corso. “Abbiamo messo tanto impegno e crediamo davvero che quello ottenuto oggi sia un certificato spendibile per il nostro futuro – ha aggiunto un collega – Grazie per averci dato la possibilità di rimetterci in gioco per una nuova vita e di capire l’errore che ci ha portati qui dentro, per ripartire. Grazie alle psicologhe e ai professori che ci hanno fatto sentire a nostro agio, offrendoci quella spinta che ci serviva per tornare a credere in noi stessi. Non vedo l’ora di uscire e cucinare per la mia famiglia”. “A 50 anni ho avuto una lezione di vita: è proprio vero che non si smette mai di imparare – ha aggiunto un terzo studente – Grazie a tutti coloro che ci hanno permesso di fare questa esperienza”.
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