LONDRA – Possono i giochi invertire la rotta di un paese? All’inizio del giorno 13 della trentesima olimpiade, l’inno nazionale britannico ha già benedetto la regina ventidue volte. Le medaglie di sua maestà sono 48, una in più dei giochi di Pechino 2008, dove gli ori furono 19. E c’è ancora tempo per rafforzare il terzo posto sul medagliere dietro Cina e Stati Uniti, ben avanti alla Russia. Tv e giornali pompano l’orgoglio nazionale con inquadrature strette sui giornalisti eccitati. Sono i loro Giochi, del resto. Le imprese degli altri scorrono in un lampo poco prima dei titoli di coda. Cerimonia dopo cerimonia, per i cittadini delle isole britanniche il team GB è bella distrazione. Serve a non pensare a tutto quello che non va. E guadagnare un po’ di fiducia e ottimismo. Dalle acque del canottaggio, dall’anello dell’atletica, dall’erba di Wimbledon dalle strade e dalla pista del ciclismo, tutti i successi aiutano a rendere più piccoli i mali del paese: i disordini nei quartieri della capitale, gli scandali politici, lo spettro della bancarotta, il timore delle inondazioni e soprattutto la paura degli attentati terroristici. Visti da vicino, i londinesi hanno tutta l’aria di chi se la suona e se la canta. E’ l’olimpiade della vanità e riviste. E’ costata molto più del previsto, è capitata in un momento difficile, ma al di là delle medaglie, magari aiuterà a riportare un po’ di luce. Foto: Mariantoni © 9 Agosto 2012