Questo è il messaggio rivolto dal vescovo di Rieti Domenico Pompili durante i primi vespri in Cattedrale di questa sera, alla vigilia della giornata di Santa Barbara.
“In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”. La certezza dell’Apostolo Paolo è fondata su una energia interiore che affronta i problemi, senza lasciarsene sopraffare. Anche la vicenda di santa Barbara narra di un coraggio che non retrocede rispetto alle prove della vita. Una cosa è certa: non fu il corrotto e violento Impero romano, ma la fede e la carità di singoli cristiani a infondere nuova linfa ad una società in grave dissoluzione.
Venendo a noi oggi e qui qual è la virtù richiesta per vivere al meglio in questo tempo? Rieti all’inizio del Novecento superava di poco i 20.000 abitanti e oggi non arriva ai 50.000. Ci sono due indicatori che dicono, tuttavia, di una città che può avere fiducia ed evitare il canto delle sirene del “va tutto male, nulla cambierà mai”. Il primo è la dispersione scolastica: rispetto a 10 anni fa qui da noi è diminuita proporzionalmente molto più che nelle altre province del Lazio. Il secondo dato è il gioco d’azzardo: nel primo semestre 2017 Rieti ha speso in gioco d’azzardo 618 euro pro capite, molto più che nel 2011, ma molto meno rispetto agli altri capoluoghi di provincia del Lazio. La situazione, dunque, non è rosea, ma neanche nera. Rieti soffre, ma meno di altre città del Lazio e questo perché resiste ai processi di disgregazione sociale ed economica in virtù di un tessuto familiare che ancora tiene. Ma fino a quando? Rieti è, senza dubbio, un territorio a misura di famiglia, che consente un’esistenza armonica, in grado di far crescere i figli senza paura e di far vivere gli anziani senza ansia. Preservare il tratto ‘gentile’ del nostro territorio è la strada per avvertire noi per primi che siamo di fronte ad un unicum ambientale-culturale-religioso che ha nella natura il suo contesto, nella cultura la sua matrice, nella fede la sua radice. Da tale consapevolezza può svilupparsi una ‘rivoluzione gentile’ che mobiliti i singoli – giovani e adulti, donne ed uomini – così da svecchiare abitudini consolidate e superare chiusure mentali e/o fisiche, ormai anacronistiche.
Guardando certo non a domani, ma ai prossimi anni ci sono tre dimensioni che vanno assecondate, a partire da cose concrete.
Sul piano ambientale l’acqua è il nostro tesoro da tutelare e da valorizzare. Creare – all’interno del previsto raddoppio del Peschiera ad opera di Acea – un’esposizione permanente delle acque in grado di far dialogare natura e tecnologia è un progetto sensato che potrebbe assicurare uno sviluppo del territorio, in linea con i suoi standard di qualità.
Sul piano culturale, la Sabina Universitas merita di trovare una sede coerente con il contesto storico della città, insediandosi – come anticipato dal neo Presidente della Provincia – nel restaurato Palazzo Aluffi, dinanzi alla Cattedrale. Così i giovani studenti potranno respirare l’antico e il centro potrà essere ringiovanito. Anche la scuola secondaria e primaria che vanta una solida tradizione educativa va aiutata tempestivamente nelle sue difficoltà logistiche, a seguito del sisma.
Infine, sul piano religioso, la traccia di san Francesco è la via per tornare al Vangelo sine glossa, che è e resta ciò che interessa tutti, rispetto all’indifferenza verso Dio e all’ostilità verso la Chiesa. Ma il cammino di Francesco è pure la strada per superare campanilismi atavici che rendono irrilevante il nostro territorio, come dimostra in positivo l’iniziativa appena avviata della seconda edizione della “Valle del Primo Presepe”.
“Gentile” non è oggi un aggettivo particolarmente in voga. Sembra essere un’annotazione poco concreta, al limite del poetico. In realtà, gentile è il termine che più si avvicina a quel concetto di smart city che potrebbe essere un traguardo accessibile per Rieti e il suo territorio, collocata come è a metà strada tra Roma e Ascoli, tra Roma e l’Aquila, tra Roma e Terni.
Santa Barbara interceda per noi in virtù del suo coraggio che contribuì a quella ‘rivoluzione gentile’ – cioè dal basso e senza violenza – che fece del cristianesimo la nuova civiltà sulle ceneri dell’Impero romano. Foto: RENZI ©