(dal Corriere della sera) Non concorrono a formare il reddito imponibile nella dichiarazione fiscale, e grazie al decreto 189 del 2016 sono anche esenti dall’Imu e dalla Tasi, almeno fino alla loro ricostruzione. Ma i circa 80 mila immobili distrutti o resi inagibili dal terremoto del Centro Italia e di Ischia pesano, e in modo decisivo, sul calcolo dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, usato per accedere a una lunga serie di agevolazioni. Il risultato è che per i proprietari e in particolare gli sfollati è difficilissimo, se non impossibile, ottenere bonus e agevolazioni, nonostante non abbiano più una casa ed il terremoto ne abbia ridotti molti sul lastrico.
Tutelati solo nel 2017
Solo il Sia, il sostegno all’inclusione attiva, precursore del Reddito di inserimento, e ora del nuovo Reddito di cittadinanza, varato dal governo Renzi e in vigore nel 2017, e destinato in via sperimentale proprio ai cittadini dei 138 comuni terremotati nel 2016, escludeva la casa distrutta dagli indicatori di reddito e patrimonio usati per calcolare l’Isee.
Ma «solo ed esclusivamente ai fini della concessione della misura in parola» precisa la circolare dell’Inps sul Sia, un contributo variabile da 80 a 400 euro al mese. Per tutte le altre prestazioni a cui si ha diritto in base all’Isee, che tiene conto della composizione, del reddito e del patrimonio familiare, gli immobili anche se distrutti contano.
Agevolazioni miraggio
Così per gli sfollati l’esenzione del ticket sanitario, la riduzione delle tasse universitarie, i bonus famiglia e il bonus bebè, l’accesso agli asili e alle mense scolastiche, i voucher per le babysitter, per i libri scolastici, le prestazioni sanitarie a domicilio, gli sconti sul canone della Rai e sulla Tari, di fatto, sono un miraggio. Il possesso della casa, anche se ai fini fiscali non vale, fa la differenza. Se poi un terremotato ha avuto la brutta idea di cambiare residenza, abbandonando quella nella casa distrutta, quest’ultima figurerà ai fini Isee come una seconda casa. Con un peso ancora più alto sull’indice.
La casa fa la differenza
Ai fini Isee gli immobili si considerano in base al valore calcolato ai fini Imu (anche se sono esenti dall’imposta comunale) cioè la rendita catastale, aumentata del 5%, moltiplicata per 160. E per chi ha redditi bassi fanno la differenza sull’indice. Una famiglia con due figli piccoli e un reddito complessivo di 25 mila euro annui se vive in affitto (a 200 euro al mese) ha un Isee di 7.750 euro, che sale a 10.750 se ha la casa di proprietà e a 15.350 euro se fosse considerata seconda casa.
Niente Rei
Già con il passaggio dal Sia al Rei del governo Gentiloni, il Reddito di inclusione che viene distribuito quest’anno a circa un milione di famiglie (l’assegno varia da 190 a 450 euro al mese), l’esclusione della casa distrutta dal calcolo Isee è saltata. Dati i requisiti molto stringenti di reddito e di patrimonio per poter accedere all’assegno, un Isee di 6 mila euro annui, molti terremotati sono rimasti tagliati fuori. E adesso rischiano di essere beffati anche con il nuovo Reddito di cittadinanza, sempre agganciato all’Isee.
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