“La diaspora dell’Istituto Magistrale è la soluzione adottata dalla Provincia che invece di individuare una sede unica dove accogliere le classi disagiate delle Magistrali le distribuisce in varie scuole della città. Particolarmente grave e immotivata è la scelta di intralciare l’attività didattica del Liceo Classico che vede occupare il Laboratorio di Archeologia e l’aula di sdoppiamento”. A renderlo noto con un comunicato stampa è il Varrone di Rieti, evidentemente risentito dalla decisione presa dalla Provincia dopo le proteste degli studenti dell’Elena Principessa di Napoli.
“Come se ciò non bastasse – prosegue il Varrone – la classe VB viene sfrattata dalla sua aula e collocata in Aula Magna per fare posto ad una classe delle Magistrali. Non solo non si risolvono i problemi delle magistrali ma si crea disagio anche alle altre scuole senza tenere minimamente in conto la didattica. Inoltre, nella delibera “di sfratto”, si dice che questa situazione durerà fino al termine dell’emergenza”.
“Ma quanto durerà questa emergenza? In Italia lo sappiamo, spesso nulla è più definitivo delle emergenze – afferma l’ufficio stampa del Varrone – Come fidarsi di chi non ha saputo controllare le imprese che realizzavano i lavori e che hanno fatto crollare un controsoffitto sui banchi? Perché la Provincia non mette a disposizione i locali del Palazzo d’Oltre Velino? Perché non si trova una soluzione consona alle esigenze delle magistrali? A Rieti non mancano certo edifici dismessi in grado di accogliere temporaneamente le aule. Questa decisione appare inadeguata ed improvvida”.
Foto: RietiLife ©
Intervengo a titolo puramente personale, come ex alunno del Classico ed insegnante, ed ora come insegnante al Magistrale, in merito alla questione delle aule del liceo Classico prestate all’istituto Magistrale. Condivido la critica alla classe politica, contenuta nel comunicato dell’ufficio stampa del Classico, poco lungimirante e sonnacchiosa, che ha impiegato dieci giorni per trovare una soluzione che andava trovata il giorno dopo il crollo del soffitto della succursale Sacchetti-Sassetti. Sono, tuttavia, perplesso circa il suggerimento della soluzione da adottare di trovare un unico edificio con 22 aule, irrealistica e impraticabile, alla luce di come stiamo messi.
Nei casi di emergenza ci si stringe e si sacrificano laboratori e spazi per una didattica che, nella gerarchia delle priorità, viene dopo quella preminente di avere una stanza con banchi e sedie per fare il necessario; sarebbe come dire a chi è in difficoltà che non può essere ospitato a casa perché abbiamo bisogno dello studio, della sala hobby e della sala tè.
Innescare una polemica e litigare tra fratelli equivale a fare il gioco di chi ci ha messo in queste condizioni, senza considerare che “oggi a me, domani a te” (hodie mihi, cras tibi): non è un’ipotesi peregrina, tenendo conto dello stato in cui versano gli edifici scolastici.
Piuttosto in molti si sarebbero aspettati una maggiore coesione e una concreta solidarietà da parte degli altri istituti e degli studenti reatini tutti.
Comunque c’è da augurarsi che lo studio dei classici serva anzitutto a creare un altro tipo di società e di relazioni, altrimenti è veramente archeologia di pensiero e quindi l’equivalente del nulla.