Il generale Mario Pietrangeli presenterà il suo nuovo libro, realizzato insieme all’Ingegnere Michele Antonilli, “il Ruolo delle Ferrovie nella Prima Guerra Mondiale”, edito da Amarganta di Rieti, il 28 settembre presso la Prefettura di Pavia, il 26 ottobre a Milano presso l’Istituto Maxwell e a novembre in Sabina. Le ferrovie ebbero un ruolo fondamentale nello svolgimento della Prima Guerra Mondiale e fu una delle pedine più importanti, sotto molteplici punti di vista, nelle pianificazioni degli strateghi di tutte le parti in gioco.
Paradossalmente, la staticità delle linee di fronte, che contraddistinse il primo conflitto mondiale e lo trasformò in una lunga guerra di logoramento, fu in gran parte da attribuire proprio all’enorme sviluppo dei trasporti terrestri per effetto della meccanizzazione. Grazie alle autocolonne, e soprattutto al treno, la velocità di afflusso delle riserve strategiche divenne infatti nettamente superiore alla rapidità di progressione delle forze combattenti, che potevano muoversi solo a piedi e, al massimo, a cavallo.
Così, le penetrazioni nelle linee nemiche venivano subito arrestate e le posizioni si consolidavano nuovamente. Il grande protagonista di questa nuova mobilità, il treno, veniva usato prevalentemente per i grandi trasporti strategici e logistici, cioè per trasferire soldati, quadrupedi, generi vari e munizioni, in grandi quantità e su lunghe distanze.
Le “tradotte” militari erano di solito formate da vagoni ferroviari chiusi a pavimento libero, atti al trasporto di persone e animali (“cavalli 8, uomini 40”, dicevano le scritte) oppure di materiali vari, ma talora erano attrezzate in modo speciale – con vagoni blindati o armati – per la difesa contro i sabotatori. Vennero però impiegati anche veri e propri treni armati, come quelli della Marina italiana (muniti di artiglierie da 76 mm e 152 mm) che operarono lungo il tratto di costa tra il Canale d’Otranto e Ravenna e che costituirono un’efficace difesa litoranea mobile. Sul fronte orientale, anche l’Esercito utilizzò treni armati con pezzi da 152/40 mm per bombardare le zone operative nemiche del Carso Triestino. I treni sanitari e ospedale
Tuttavia, sebbene le Ferrovie costituiscano il binario conduttore del saggio, lo sguardo degli autori va oltre. Lo scenario si arricchisce infatti di informazioni sugli eserciti di fanti e di cavalieri, sulla marina, sull’aeronautica e altro ancora. Il quadro dipinto diviene mobile, intenso, tecnico eppure profondamente umano fino a delineare in modo inedito la nostra storia e rivelando molto delle nostre radici.
Foto: (archivio) RietiLife ©