Era una stalla, diroccata dal terremoto del 1915: dopo anni di progettazione, burocrazia e lavori (fondi Por, programma operativo regionale 2007/2013), oggi è un ecomuseo con annessa foresteria della riserva naturale montagne della Duchessa in piazza Regina Margherita a Corvaro.
Va ad arricchire l’offerta turistica e ricettiva, è una tappa del cammino naturale dei Parchi (realizzato in collaborazione con le Regioni Lazio e Abruzzo, il Gran Sasso e le Aree Protette), è vicino al museo archeologico del Cicolano ed è “un ulteriore passo avanti di aggregazione culturale per un paese che si presenta sempre più accogliente, in grado di valorizzare le proprie ricchezze – dichiara il sindaco Mariano Calisse – è il risultato dell’impegno non solo dell’amministrazione comunale, ma di giovani professionisti locali: Manuel Frezzini e Luca Maceroni per gli allestimenti progettati dall’architetto Andrea Desideri, Filippo Balduzzi progettista del complesso, la ditta Rapetti. Ora mi auguro che altri giovani rispondano al bando per la gestione della foresteria, che per i primi mesi sarà seguita dalla stessa Riserva, guidata dal direttore Alberto Foppoli”.
Il primo intervento è stato il consolidamento strutturale e la riqualificazione dell’immobile con rivestimento esterno in legno, al piano terra l’ecomuseo e al piano superiore la foresteria con 8 posti letto (4 camere con bagno, salotto con camino e cucina). In occasione dell’inaugurazione, nella foresteria è stata allestita la mostra del pittore locale Mauro De Luca ispirati a fauna e flora della Riserva. Il guardiaparco Gianpiero Di Clemente, responsabile area vigilanza, ha dato la chiave di lettura dell’ecomuseo, diviso da pannelli: “S’inizia dall’ambiente rupestre in quota, per poi scendere fino all’ambiente antropico, con un angolo riservato alla ricostruzione post terremoto, la realizzazione dell’autostrada, che ha modificato i luoghi”.
In un angolo una biblioteca con le pubblicazioni della Riserva, nelle teche animali imbalsamati. “Dal 2004 è iniziato il monitoraggio dell’orso marsicano attraverso campioni genetici, ricostruendo gli spostamenti. Nel corso degli anni abbiamo verificato il passaggio di 6 esemplari diversi. Purtroppo l’orso conservato nella teca, ritrovato a Valle Amara nel 2008, non lo abbiamo potuto salvare a causa di una patologia gastrointestinale”. (dal Corriere di Rieti)
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