(di Fabrizio Tomassoni) Fu un Ferragosto particolare quello del 1944 per Rieti: a due mesi dalla fuga dei tedeschi ma con le macerie del Borgo ancora tutte lì, la città unita decise con forza di andare avanti per ritrovare nuovo slancio di ricostruzione, morale come sociale, sebbene la guerra non fosse finita.
Il 20 luglio era stato inaugurato il nuovo ponte in legno in fondo a via Roma e gli alleati avevano fatto il loro ingresso a Rieti, con alla testa il brigadiere generale inglese, John Dunlop, accolto tra gli altri dal Vescovo, il frate minore vicentino Benigno Luciano Migliorini, succeduto nel novembre 1941 al Venerabile Massimo Rinaldi. Fu proprio il presule in carica a sciogliere ogni dubbio circa l’opportunità o meno di ricostituire nella sua diocesi il movimento degli Scout: l’avversità del regime fascista aveva, infatti, colpito fortemente l’organizzazione, creata da Robert Baden Powell, relegandola ai margini ma non riuscendo a impedire al germe già ‘seminato’ di portare a frutto quella lezione. Protagonista, oltre a monsignor Migliorini, di quella splendida avventura fu Fra Fedele Bressi, un frate minore di Melzo, giunto al seguito del suo vescovo e… nato scout, incarnando dai primi vagiti gli ideali di Baden Powell senza infingimenti ma, anzi, assicurando con la sua presenza una fedeltà all’esercizio quotidiano di quella promessa, di quella regola, di quelle buone azioni quotidiane che i giovani reatini trovarono nel movimento scout (e senza dimenticare, l’opera nascosta di Fra Fedele durante la Resistenza, essendo lui un abilissimo telegrafista).
Fu così che la mattina del 15 agosto 1944, monsignor Migliorini e fra Fedele radunarono le prime tre squadriglie di Aquile, Tigri e Volpi nel cortile di Palazzo Quintarelli (sito davanti al vescovado) per costituire ufficialmente lo scoutismo a Rieti, presente il commissario regionale Salvatore Salvatori: era nato il RIETI-I. Tra i primi seguaci, Gastone Ciancarelli, Dario Nerici, Gianni Pilati, Carlo Campanelli, Nevins Gunnella, Marcello Tigli, Enrico Rosati e tanti altri che con il loro ‘Riparto’, innalzando la Fiamma e i Guidoni di squadriglia, dopo la benedizione di monsignor Migliorini e l’imprimatur di Fra Fedele, sciamarono in città cantando l’inno “Passa la gioventù”: novelli boy-scouts con dentro l’imperativo del loro fondatore “Be prepared…Estote parati!”. Primo Cappellano fu lo scolopio Padre Vinci, cui seguirono Padre Armando Pucci e monsignor Giovanni Benisio.
Fu l’alba di un nuovo risveglio per Rieti e quell’impronta scoutistica non è mai venuta meno nel tempo. E quando la municipalità reatina si ricordò di Fra Fedele Bressi (scomparso nel luglio 1962 venti giorni dopo il suo Vescovo Migliorini), intitolandogli il vicolo che dalla storica sede scout di San Liberatore conduce a viale Ludovico Canali, sembrò quasi di rivederlo, in divisa a ripetere ancora oggi a tutti la direttiva del fondatore scout Baden Powell: «Lasciare il mondo un poco migliore di come l’abbiamo trovato».
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