In occasione della messa del Crisma, celebrata oggi pomeriggio nella Basilica Cattedrale di Santa Maria, il vescovo Domenico ha annunciato il nome del suo pro-Vicario Generale. La scelta del vescovo è caduta su monsignor Luigi Aquilini.
Nato ad Amatrice nel 1932 da padre antrodocano e madre amatriciana, è cresciuto in una famiglia numerosa che lo avvicina all’educazione e ai valori religiosi facendo germogliare in lui il desiderio di entrare in seminario. Ha proseguito gli studi con successo fino all’ordinazione sacerdotale avvenuta ad Ascoli Piceno il 14 agosto 1955, a soli ventidue anni. Il 21 agosto ha celebrato la sua prima messa nella chiesa di San Giovanni ad Amatrice, alla presenza di padre Giovanni Minozzi. Dopo un anno gli fu affidata la parrocchia di San Michele Arcangelo a Patarico di Amatrice, con le frazioni di Collemoresco, Domo, Santa Giusta, Collespada, Cesaventre, San Benedetto e Colli. Nel 1970 gli fu affidata la parrocchia di San Martino e le funzioni di custode del santuario dell’Icona Passatora, luogo simbolo dei territori amatriciani.
Don Luigi Aquilini non ha mai nascosto il suo essere “prete di montagna”: conserva tra gli oggetti più cari il suo cappello da alpino e ha sempre amato tornare nella sua terra a seminare, curare fiori o pescare nel Tronto o nel Castellano. L’amicizia e l’affetto per la guida alpina Federico Tosti fanno crescere nel sacerdote l’amore per le scalate e il raggiungimento delle vette. La sua passione per la cultura e la curiosità per la ricerca, insieme all’amore per Amatrice, gli hanno permesso di approfondire le radici storiche della propria terra, e divulgarne i caratteri con scritti, guide e poesie, composte per ogni circostanza, anche al fine di rendere più comprensibile l’obiettivo educativo. Il 21 agosto del 2005 diventa monsignore, in concomitanza con il suo cinquantesimo di vita sacerdotale. Impegnato nei problemi sociali, favorisce incontri con associazioni sportive, culturali e umanitarie e si dedica ai giovani attraverso l’insegnamento nel liceo, nella scuola media e nell’istituto professionale di Amatrice.
«Ho insistito perché accettasse a condividere la responsabilità – ha spiegato il vescovo – per la sua lunga esperienza di parroco ad Amatrice, per il suo tratto umano e accogliente, per il suo essere ancora oggi un camminatore, mai stanco. A nessuno sfugge che il suo personale coinvolgimento nel terremoto dove ha perduto tutto, è un simbolo di quello ferita che attende di essere guarita nei prossimi anni».
Foto: Diocesi di Rieti ©