(el.fa.) “La protezione civile è il cittadino” questo il messaggio chiaro e semplice di Veronica De Sanctis della Croce Rossa di Rieti. Questa la sostanza che anima la campagna di comunicazione “Io non rischio” giunta alla sua settima edizione e pronta a tornare il 14 ottobre in 107 piazze italiane con personale altamente formato.
È, infatti, una campagna nazionale organizzata dal dipartimento di Protezione civile, dall’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, da Reluis- Rete, Laboratori universitari di ingegneria sismica, e da Anpas, Associazione nazionale pubblica assistenza. Anche il capoluogo sabino ha abbracciato il progetto che sarà ospitato in piazza Vittorio Emanuele II dove saranno presenti tutte le associazioni che hanno aderito all’iniziativa: Croce Rossa, le associazioni di protezione civile dei Comuni di Cantalice, Cittaducale, Contigliano e la Federazione italiana nuoto del Comune di Pescorocchiano. Tante diverse divise ma tutte con la stessa sciarpa gialla, quella di “Io non rischio”.La campagna si rivolge soprattutto ad un target adulto della popolazione ma il dipartimento sta lavorando anche per un “Io non rischio” rivolto ai bambini. Sabato, a Rieti sarà allestito, come attività collaterale, uno stand per i più piccoli che, attraverso il gioco, possono imparare il significato del rischio in modo del tutto naturale.
Sostanzialmente i volontari parleranno di prevenzione. Che cosa significa? “Conoscere i rischi e gli effetti degli eventi calamitosi, – spiega Veronica De Sanctis referente della comunicazione di “Io non rischio” a Rieti -, avere una profonda consapevolezza del contesto che si abita per mettere in pratica comportamenti o anche piccoli accorgimenti che possono mitigare il rischio o, in alcuni casi, salvare la vita”.
Terremoto, maremoto e alluvione, questi i temi che saranno trattati nelle piazze; nello specifico, nel capoluogo sabino, si parlerà di terremoto e maremoto. Ma cosa c’entra il maremoto in un territorio così lontano dal litorale?
“I reatini non vanno al mare? – risponde De Sanctis – e allora è necessario che sappiano cosa fare e come salvarsi. Avere una visione totale dei pericoli e dei rischi è fondamentale per un cittadino che vuole essere attivo sempre e ovunque”.
Nel territorio reatino che grado di consapevolezza hanno, in generale, i cittadini? “È ancora abbastanza basso. Sicuramente gli ultimi eventi sismici hanno ‘scosso’ le coscienze civili e la memoria dovrebbe servire a mantenere alta l’attenzione che non significa ‘apprensione’. A tal proposito durante la giornata del 14 ottobre ci sarà un itinerario che farà ripercorrere ai cittadini i diversi eventi sismici che hanno colpito il reatino. Un vero percorso fisico della linea del tempo ottenuto attraverso una minuziosa raccolta di tutta la documentazione, foto e articoli di giornale, che parte da circa il 1200 per arrivare ai nostri giorni.”
Ma le iniziative non finiscono qui. La particolarità di questa edizione di “Io non rischio” è quella di aver creato in ogni piazza eventi particolari legati alla conoscenza dei luoghi e dei rischi realmente presenti sul territorio.
“A Rieti – spiega De Sanctis – c’è anche il trekking urbano scandito da diverse tappe (palazzi e costruzioni) nel centro storico dove in passato il sisma ha creato danni rilevanti. Sarà una passeggiata (una la mattina con partenza alle 10,30 e l’altra nel pomeriggio alle 15), possibilmente in scarpe da ginnastica o comunque comode, che attraverserà una decina di tappe tra le quali l’arco di Bonifacio e… ‘provare per credere!’”.
“Il Comune di Rieti è stato sin da subito un sostenitore dell’iniziativa – ha aggiunto Veronica – e ha messo a disposizione persone, mezzi,comunicazione e inoltre, pur non essendo richiesto, ha dato il suo patrocinio”.
Il fatto che il territorio reatino, così come gran parte dell’Italia, sia a rischio sismico è una realtà che deve essere compresa senza paura e affrontata con matura consapevolezza: il progetto “Io non rischio” serve a questo!
“Il cittadino è la protezione civile” – ribadisce De Sanctis ma aggiunge – “Questo non significa che al momento dell’emergenza si possa partire autonomamente per dare aiuto. Chi parte deve essere sempre organizzato altrimenti rischia di intralciare il lavoro di chi sta operando. Anche per questo è necessario acquisire la giusta consapevolezza dei rischi e dei pericoli. E’ un dovere per sé e per gli altri e questa visione la acquisisci in tempo di pace”.
Foto: RietiLife ©