La spesa al mercato rionale. Il pranzo all’agriturismo. Il pantalone nello spaccio aziendale. Teoricamente anche l’idraulico per i piccoli lavoretti di casa. I buoni pasto da oggi diventano una vera e propria moneta. Un decreto del ministero dello Sviluppo ne ha ampliato l’ambito di utilizzo anche per servizi e venditori che finora ne erano esclusi, imponendo però il tetto degli otto ticket giornalieri. A conti fatti — considerando che i ticket mensa hanno in media un valore facciale di 5-6 euro — non si potrà pagare con i buoni per un importo superiore ai 40 euro circa.
Si tratta di una misura che potrebbe dare una buona spinta ai consumi. Anche se i nodi restano molti e riguardano soprattutto gli esercenti, i marchi della grande distribuzione, gli artigiani, gli agriturismi. Che da ora in poi possono accettarli (ma è un’indicazione facoltativa, non un obbligo), ma saranno chiamati a confrontarsi con i costi occulti delle commissioni (stabilite dalle società emettitrici) e con i tempi dei pagamenti che variano dai tre a sei mesi.
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Foto: CdS ©