(di Elisabetta Faraglia) Si chiama David Ambrosini, ha 33 anni, e domenica 3 settembre sarà a Venezia per presentare il suo nuovo cortometraggio, “Arianna”, alla mostra internazionale di cinematografia.
“Sono nato a Campobasso, vivo a Roma e ho vissuto parte della mia adolescenza, oltre che a Cerveteri, anche a Borgo Velino”, così il regista Ambrosini descrive il suo rapporto con il territorio reatino. “I mesi estivi – continua – li passavo nel piccolo borgo, insieme ai tanti parenti e amici e oggi i miei genitori si sono stabilmente trasferiti a Borgo Velino dove, come posso, torno volentieri”.
Giovane ma già nel pieno di una brillante carriera, frutto di sacrifici e una grande “voglia di fare”, Ambrosini racconta la storia di “Arianna”, un cortometraggio che parla in modo sintetico ma illuminante, del disagio vissuto dalla protagonista, un transessuale che ha scelto con consapevolezza di essere ciò che è: una donna. Ma dopo la scelta, pur sempre dolorosa, c’è un mondo ostile, fatto di pregiudizi e di separazione, quella che innalza i muri, annientando sogni e speranze.
Arianna è un avvocato con grandi competenze e ha bisogno di un lavoro per vivere, come tutti. Malgrado l’alto livello di preparazione, il lavoro per lei non c’è perché il ‘giudice’ indaga e sceglie anche e soprattutto in base al percorso personale ignorando i sacrosanti diritti di ognuno. “Raccontare in un cortometraggio – spiega David – un percorso così complesso non è semplice, devi scegliere ogni volta l’elemento significativo che getti luce anche su una visione più ampia, che sappia andare oltre il disagio in sé, diventando realtà universale”.
Un concetto che diventa chiaro nella scelta di non cedere, di non morire dentro e anche fuori: “Arianna – racconta David – non sceglie il suicidio ma la vita. Apre uno studio di avvocato e scende sul campo a difesa dei diritti di chi vive ogni tipo di violenza che non rispetti la dignità individuale. Sarà lei a difendere una donna licenziata perché incinta, condizione peraltro del tutto naturale”.
Effettivamente c’è qualcosa che non va in una società che rende più fragili e, di conseguenza, diventa più fragile.
Ci ha raccontato di quanto sia bello ritornare a Borgo Velino, in quella realtà piccola ma autentica che ha accompagnato la sua crescita. Nel suo sguardo da regista, quanto ha inciso vivere realtà marginali, lontane da una grande città come Roma?
“C’è uno sguardo distaccato, che non giudica. Cerco di spiegare il motivo per capire ciò che è alla base del problema. Crescere nella grande città dove le criticità sono maggiori e più evidenti, significa anche esserne travolti e ti porta necessariamente a prendere una posizione. Questo distacco non significa dare un messaggio generico ma renderlo chiaro affinché lo spettatore possa da solo ragionare e sviluppare un suo senso critico”.
Che tipo di lavoro c’è dietro “Arianna”?
“Di squadra. E’ il frutto di una cooperazione tra amici e colleghi. In particolare – sottolinea David – l’idea nasce dal produttore e protagonista, Andrea Garofalo, che ha conosciuto Francesca Busdraghi, la cui vicenda ha ispirato il cortometraggio. Inoltre abbiamo cercato di utilizzare un linguaggio semplice, senza enfasi”.
Le parole del regista sono confermate dalla stessa Francesca Busdraghi: “Per una volta nella vita ho potuto apprezzare qualcosa che entra nella realtà e non si limita a ‘scimmiottarla’, niente ovattature, niente sconti, nessuno zuccherino ma solo la storia di una persona trans MTF (male to female) come è nel mondo reale. Guardandolo vedo me stessa nel corso di questi dieci anni, con tutte le delusioni e le porte chiuse in faccia, i rifiuti ed i pregiudizi che ho vissuto su me stessa”.
Dopo la fatica, arriva una meta ambita come Venezia. Come ci si sente?
“Non ci credevo fino a quando non ho visto l’invito! Non è un punto di arrivo ma è una cosa grande che neanche ti azzardi a sognare. E quando succede pensi al vestito che dovrai indossare e … cercherò di godermela insieme ai miei compagni di viaggio!”.
David Ambrosini, insieme agli interpreti Andrea Garofalo, Stella Egitto e Giampiero Judica saranno a Venezia domenica 3 settembre per presentare il cortometraggio come evento speciale all’interno della mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. E’ una squadra che vuole dare un messaggio di speranza.
Foto: Giovanna Mangiu? ©