ANSA – (di Fabrizio Colarieti) “I primi giorni non abbiamo realizzato quello che era accaduto, ma adesso il dolore è fortissimo, insopportabile. Eccoli lì, guardi le foto: mio figlio Andrea, mia nuora Graziella, ma è come se fosse mia figlia anche lei, e i miei due nipotini, Stefano e Riccardo. Stefano il 2 agosto avrebbe compiuto 9 anni, Riccardo aveva 8 mesi. Non li ha uccisi il terremoto, li hanno ammazzati, scriva proprio così: ammazzati”. Simonetta Tuccio scandisce per due volte consecutive la parola ‘ammazzati’ guardando fisso la fila di cornici d’argento che ha nell’alloggio dove abita insieme al marito Alessio.
Sono i genitori di Andrea Tuccio, che di anni, oggi, ne avrebbe compiuti 35. Andrea faceva l’imbianchino, Graziella la casalinga, e la notte del 24 agosto 2016 erano a letto con accanto i loro due bambini. I Vigili del Fuoco, dopo ore passate a scavare, li hanno trovati così, tutti insieme. Sono le uniche vittime del terremoto di Accumoli.
La scossa delle 3:36 non gli ha dato il tempo di fare nulla. Ad ammazzarli è stata la torre campanaria della chiesa di San Francesco che svettava sopra la loro casa. E’ crollata sfondando il tetto e centrando in pieno la camera da letto. Vivevano in una casa che non era neanche di loro proprietà, era del Comune, 250 euro di affitto al mese, e dove sarebbero rimasti solo alcuni mesi in attesa di ultimare la ristrutturazione di un’altra abitazione, a pochi passi da lì.
“Quella casa era inagibile – proseguono Simonetta e Alessio – e tutti erano a conoscenza che la torre campanaria non avrebbe retto un altro terremoto. Fecero 800 euro di lavori, lavori inutili, finti. Nel 2013 la casa accanto, attaccata a quella di Andrea, era occupata dagli alloggi dei carabinieri: li fecero uscire perché non erano agibili, a mio figlio dissero il contrario, che potevano rimanere lì dentro”.
Simonetta e Alessio hanno visto per l’ultima volta Andrea e Graziella e i due nipotini la sera del 23, poi il terremoto. “Noi siamo usciti indenni dalla nostra casa – raccontano ancora -, era danneggiata ma poi la scossa del 30 ottobre l’ha fatta crollare. Siamo riusciti a salvarci, neanche un graffio”.
Alessio era sveglio. “Ho sentito il terremoto – racconta – siamo subito fuggiti, in quel momento non abbiamo pensato ad Andrea, poi sono corso da lui e quando ho visto quello che era accaduto ho capito subito che non c’era nulla da fare. Gridavo, li chiamavo, ma nessuno rispondeva”.
Per il crollo della torre campanaria di Accumoli ci sarà un processo a settembre. La Procura di Rieti ha chiesto il rinvio a giudizio, ipotizzando il disastro e l’omicidio colposo, di 7 tra tecnici e amministratori, compreso il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci. Secondo gli inquirenti quella tragedia poteva essere evitata, fin dal 2009, dopo il sisma dell’Aquila, se fosse stato fatto il possibile per rendere quel campanile più sicuro, circostanza che non si verificò stando agli esiti delle indagini.
“Ci hanno tolto la vita – aggiunge la mamma di Andrea -, voglio solo che sia fatta giustizia. Ci credo profondamente perché quello che è accaduto è palese. Che il loro sacrificio serva almeno da insegnamento”. Simonetta e Alessio oggi vivono a Rieti, ospiti di una Casa famiglia, hanno perso tutto e non vogliono tornare ad Accumoli. Simonetta è malata di cancro e sta facendo la chemioterapia.
“Ci hanno abbandonato, la verità è questa. Pensi – conclude la mamma di Andrea – il 2 agosto era il compleanno di nostro nipote Stefano, lo stesso giorno che è venuto ad Accumoli il presidente Mattarella. Ha deposto una corona sulle macerie della casa di Andrea, non ci hanno neanche avvisato, lo abbiamo saputo, siamo andati ma non ci hanno fatto passare. Mio figlio amava Accumoli, amava quei posti e quei posti lo hanno tradito”. (Fonte: Ansa)
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