(Ansa – Fabrizio Colarieti) “Il terremoto ti cambia la prospettiva di vita, colpisce tutto e ti fa rivisitare il modo di pensare, agire e rapportarsi. Ricordo poco di quella notte, solo le urla e il dolore della mia comunità e il paese che non c’era più, ma la nostra rinascita è cominciata in quello stesso momento”. Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice, è ancora lì, dentro il suo bunker, ‘sfrattato a tempo’, dove da quasi trecentosessantacinque giorni è in prima linea ad affrontare un’emergenza che vive come una guerra e che dalle 3:36 del 24 agosto 2016 non è mai finita. “Il terremoto ha colpito tante cose, dalla distruzione agli amici che non ci sono più, fino ad arrivare anche alla rivisitazione del proprio modo di pensare, agire e rapportarsi”, dice all’ANSA il sindaco del comune reatino raso al suolo dal sisma. “In questi dodici mesi – prosegue Pirozzi – ho avuto la grande fortuna di incontrare persone straordinarie provenienti dal mondo della solidarietà e del volontariato, è stato un anno particolare perché, al di là del fatto che ho abbandonato il mio lavoro, e un po’ mi pesa, abbiamo subito troppi terremoti e la più grande nevicata degli ultimi 60 anni. E’ stato un susseguirsi di emozioni, dolori e gioie. Tutto, però, è stato mitigato o reso ancora più bello dalla solidarietà. Devo dire grazie a tante persone che ancora oggi ci sono vicine”. Per quattro giorni, dopo la scossa del 24 agosto, il sindaco di Amatrice ha attraversato, giorno e notte, ciò che rimaneva del centro storico del suo paese, poi, per scelta, non ha più messo piede là dentro, neanche per accompagnare reali e capi di Stato.
“Da allora non entro più nella zona rossa – aggiunge – e di quei momenti ricordo pochissime cose. Solo un mese fa ho riascoltato le mie prime dichiarazioni. Ho avuto l’immediata sensazione che il paese non c’era più. Ripenso alle urla delle persone, il fatto di aver riconosciuto dei miei concittadini, ero insieme al mio assessore, Bruno Porro, che aveva perso i genitori. Sono momenti che ogni tanto ti tornano in mente e cambiano anche l’approccio con la vita reale, quella di tutti i giorni”. Poi guarda al futuro, alla rinascita.
“La rinascita è iniziata lo stesso giorno del terremoto – aggiunge il sindaco di Amatrice -, perché c’è stata la presenza dell’essere umano. Penso a cosa è stato fatto finora, ai molti lavori che partiranno a breve o che sono già terminati. E’ un territorio che ha futuro e una grande speranza, a patto che sappia cogliere le opportunità che offre la natura, la nostra forza, anch’essa ferita dal terremoto. Dobbiamo ripartire dalle macerie che sono state anche umane e da lì ridisegnare la nostra vita. Abbiamo davanti un grande futuro a patto che ragioneremo come una squadra, questo è l’aspetto più difficile. Se prevarrà l’io sul noi, non basterà la solidarietà, saremo sconfitti”. Amatrice ha bisogno ancora di aiuto, perché quello che è accaduto è paragonabile solo a una “guerra”.
“Abbiamo bisogno di tutto. Sono diventate un problema – dice ancora il sindaco di Amatrice – anche le cose che nella vita di tutti i giorni diamo per scontate. Penso alle case, al sostegno alle attività economiche, alle scuole, all’ospedale, alla viabilità. Finora c’è stata la forza e la capacità di andare avanti, e questo ti aiuta a raggiungere gli obiettivi. C’è la voglia di eliminare anche il dolore ancora presente. Penso alle macerie: rimuoverle è un fatto sostanziale perché rappresentano la carne viva e la morte degli amici che non ci sono più”. Nella mente di Pirozzi, da tempo, c’è il disegno di come sarà la nuova Amatrice. “Tolte le macerie – prosegue – ci saranno i sondaggi e capiremo che tipo di interventi saranno necessari. Pensiamo a un disegno urbanistico ante seconda guerra mondiale conservando la nostra identità ma partendo da un presupposto totalmente diverso: prima la sicurezza e poi il ricordo del passato. I nostri simboli dovranno tornare all’antico splendore e attorno ad essi si può ricostruire una Amatrice più sicura”. Il 24 agosto sarà il giorno del ricordo, un momento che la comunità vivrà intimamente. “Sarà una cosa sobria, come è giusto che sia. Il momento delle 3:36 – aggiunge il sindaco – sarà un momento solo nostro. Sarà il giorno del silenzio e della riflessione”.
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