(di Paolo Giomi) C’è chi, come il segretario comunale del Partito democratico, Stefano Agneni, parla “prima da cittadino di Fara Sabina che da segretario di partito”, auspicando “che venga trovata una situazione tesa ad evitare ogni tipo di procedura straordinaria per la gestione economica e finanziaria del nostro territorio”, e chi, come il coordinatore comunale di Sinistra Italiana, Roberto Giorgi, ribadisce la richiesta di dimissioni del sindaco Davide Basilicata, motivandola così: “Dovrebbe farlo per dovere istituzionale, per ridare la parola ai cittadini”.
Differenti nel “metodo”, ma concordi sul “merito” della questione-bilancio, che ha praticamente monopolizzato la conferenza stampa dei segretari di partito del centrosinistra – con Agneni e Giorgi c’erano il leader del Partito Comunista d’Italia, Marco Sgavicchia, e quello di Italia dei Valori, Mario Spinucci – il “merito”, che è quello di un confronto su dati, numeri e cifre. “Se il sindaco, come scritto su Facebook, non ha nulla da temere, allora renda pubblici numeri e cifre di questo disavanzo, motivandone le origini e le cause punto dopo punto. Si confronti pubblicamente, anziché arroccarsi dietro la barriera dei social network”, è la tesi sostenuta dai quattro segretari, che chiedono “come sia possibile che da un documento di passaggio di cassa, firmato nel 2011, in cui l’Ente era in attivo di 800mila euro, si sia passati ad un disavanzo di 4 milioni e 600 mila euro che, per giunta, conteggia cifre fino al 31 dicembre 2014, e non tiene conto di tutto il successivo”.
Da qui il timore che il il disavanzo possa essere molto più esteso di quello per cui l’amministrazione comunale, come confermato dallo stesso sindaco Basilicata, si appresti a chiedere l’avvio di un piano di riequilibrio finanziario trentennale, durante il quale il Municipio si impegna a versare ogni anno nelle casse dello Stato poco meno di 200mila euro.
“Soldi – tuona il segretario dem Agneni – che non solo non potranno essere spesi sul territorio, ma che impediranno al Comune di pianificare qualsiasi tipo di investimento, di accendere mutui, di operare sul personale, di investire risorse. Questa, al di là delle deboli rassicurazioni del sindaco, è la realtà dei fatti, scritta nero su bianco nelle norme che regolamentano una procedura come quella che il Comune si appresta ad avviare”.
La tesi sostenuta dal centrosinistra è chiara: dal 2011 al 2014 – gli anni ai quali si riferisce il disavanzo – le stime di entrata provenienti dalla riscossione di crediti pregressi, imposte di vecchia data, e altri capitoli dall’esigibilità più o meno incerta, sarebbero state di gran lunga superiori a quanto effettivamente incassato dall’ente. Il quale, però, ha innalzato per contro l’asticella delle voci di spesa, estendendo al massimo l’anticipazione di tesoreria. E creando così l’ormai famoso “disavanzo” che, oggi, rischia di indebitare il Comune per i prossimi 30 anni. Su questa tesi, che il sindaco Basilicata ha rispedito al mittente con un post su Facebook, senza però fornire dettagli, le minoranze di Fara chiedono un confronto aperto, numeri alla mano, all’amministrazione comunale.
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