Ad Amatrice stamattina si è tenuta la cerimonia di consegna delle chiavi alle 25 famiglie sorteggiate per le “casette” (DENTRO LE CASETTE – GUARDA LE FOTO).
Emozione per le famiglie che beneficiano degli alloggi, di diverse dimensioni, ma non sono mancate le polemiche. GUARDA IL VIDEO
“Oggi è una delle tante tappe, la prima è stata il ponte della rinascita, poi la scuola provvisoria, poi il liceo e oggi con la consegna delle prime case è la quarta tappa di questo percorso. Ogni risultato che si ottiene è frutto del lavoro dell’uomo, di tanti uomini. Ringrazio gli uomini, anche chi oggi non c’è più”. È quanto ha detto il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi aprendo la cerimonia di consegna.
“Oggi inizia il ritorno ad Amatrice, grazie all’impegno di tutti, dall’Esercito alla Protezione civile, al Comune – ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, a margine della cerimonia di consegna delle prime 25 soluzione abitative di emergenza (Sae) all’ex campo Lazio di Amatrice – In questo luogo avevamo preso l’impegno di smontare le tende per far tornare qui gli amatriciani. Attualmente sono aperti 17 cantieri. Fra 10 giorni – ha aggiunto il presidente delle Regione – apriremo il nuovo Pass sanitario. La scelta di tornare qui è la più importante. Siamo andati avanti grazie a quanti hanno fatto la propria parte. Dal 1 aprile aprirà l’ufficio per la ricostruzione. Oggi – ha concluso Zingaretti – non è l’arrivo, ma la prima tappa, da qui, dal primo campo allestito il 25 agosto, inizia il ritorno dei cittadini ad Amatrice”.
Poi le parole del Vescovo di Rieti, riportate dal Sir. Ricostruire sulla roccia della “legalità, che non è un lusso per pochi, ma una necessità per tutti”, della “coerenza tra il dire e il fare, tra le promesse e i fatti”, “della coesione, cioè della capacità di vedere l’insieme e non solo il proprio particolare, cioè l’interesse dei miei, della mia corporazione, della mia frazione” e della “pazienza. Non si improvvisa una ricostruzione né si fa in un baleno. Solo chi sa reggere l’usura del tempo vedrà la terra promessa”. È il monito di monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, lanciato oggi durante la benedizione, ad Amatrice, delle prime 25 Sae. “È bene che misuriamo la distanza tra segno e realtà per non lasciarci andare a una retorica fuori posto, come pure ad una sfiducia altrettanto inerte”, ha spiegato il vescovo parlando davanti al sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e al comandante Raggruppamento Sisma, generale Sergio Santamaria. “Oggi è senza dubbio un giorno importante che rappresenta un segno di speranza, dopo mesi di paure e di disagi – ha detto mons. Pompili – ma si tratta di un segno, non ancora della realtà”. “Il cordolo, la soletta, l’incatenamento, i contrafforti, i telai, i ‘pattini'” sono alcune delle caratteristiche di una casa antisismica, ha ricordato il presule, ma una sola è quella citata dal “Maestro”, la roccia. E la roccia “su cui tutto si tiene è la coerenza tra il dire e il fare, tra le promesse e i fatti, tra le attese e le realizzazioni”. Foto: Gianluca Vennicelli / Agenzia PRIMO PIANO ©
Alla fine sono arrivate le casette! Un segnale, nulla di più. Perchè si procede con lentezza,perchè non si portano via le macerie anche nelle frazioni? Incapacità o si tergiversa in attesa che i lavori vengano assegnati a ditte private?