(di Matteo Carrozzoni) Questa mattina, a partire dalle 10:14, sono stati avvertiti in tutto il centro Italia diversi eventi sismici, quattro dei quali superiori a magnitudo 5, con epicentri nelle zone di Montereale, Pizzoli, Campotosto, Capitignano e Cagnano Amiterno, in provincia di L’Aquila. A queste scosse, nell’arco di poche ore, ne sono seguite diverse altre decine, creando apprensione nelle popolazioni.
Le prime informazioni ufficiali sono giunte dalla sismologa Paola Montone, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal geologo Francesco Peduto del Consiglio nazionale dei geologi, che hanno sottolineato come queste scosse di terremoto siano correlate allo stesso sistema di faglie del sisma che si è scatenato il 24 agosto scorso: “I morfoblocchi, le strutture tettoniche coinvolte nelle scosse di oggi – afferma Peduto – sono le stesse che hanno prodotto le sequenze dei mesi scorsi nell’Italia centrale”.
Per la precisione si tratterebbe delle faglie del Gorzano e di Capitignano, che si trovano nella propaggine meridionale del sistema di faglie attivatosi il 24 agosto e che, nell’ambito della recente crisi sismica appenninica, costituivano una sorta di “gap sismico”, ossia una zona facente parte dello stesso sistema, che ha presentato manifestazioni di attività ma che ancora non aveva dato luogo a eventi rilevanti.
“Se in futuro un altro terremoto di una certa magnitudo si verificherà lungo questa zona, è chiaro che le candidate più probabili saranno le faglie di Gorzano e Capitignano”, affermava lo scorso 29 novembre sulla sua pagina Facebook il professor Emanuele Tondi, studioso dei sistemi di faglie e appenniniche dell’università di Camerino, il quale, dopo aver indicato in tempi non sospetti che dopo L’Aquila si sarebbe attivata Amatrice e dopo Amatrice sarebbe stata la volta di Norcia, ha dimostrato l’attendibilità degli studi sulla propagazione e sul cosiddetto “contagio” sismico, che riescono ad indicare dove avverranno nuovi eventi, senza però poter in alcun modo prevedere quando.
Per quanto riguarda l’evoluzione di questo sciame, il pensiero va sicuramente al potenziale massimo atteso di queste faglie, che è di circa magnitudo 6.5; però, nonostante il gran numero di eventi che si stanno registrando in queste ore, molti dei quali di magnitudo rilevante, non è possibile capire se c’è da attendersi un mainshock superiore a questi o una riduzione graduale degli stessi.
Nel caso dovesse verificarsi un evento di magnitudo vicina al potenziale massimo di queste faglie, nelle aree oggetto degli epicentri odierni, gli effetti su Rieti città non dovrebbero essere molto diversi da quelli riportati dal 24 agosto in poi, con oscillazione degli edifici senza particolari danni, se non alle strutture più deboli e costruite con criteri non adeguati. Qualche danno in più potrebbe verificarsi nelle zone comprese tra Posta ed Antrodoco per la maggiore vicinanza all’epicentro.
Fondamentale, per queste zone, non dimenticare di informarsi relativamente alla vulnerabilità sismica degli edifici, chiamando per un sopralluogo un ingegnere affiancato da un geologo. Se l’edificio è a norma, non ci sarà nulla da temere, in caso contrario sarà necessario prendere provvedimenti, perché si può e bisogna imparare a convivere con la pericolosità sismica dei nostri territori ma non si può e non si deve convivere con il rischio delle case inadeguate.
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