Le Segreterie nazionali SLP-CISL, SLC-CGIL, FAILP-CISAL, CONFSAL-COM e UGL-COM hanno proclamato lo sciopero generale in Poste Italiane per l’intera giornata del 4 Novembre 2016 con una manifestazione davanti la sede centrale in Viale Europa 190 a Roma.
Si rischia la chiusura di tutti gli uffici postali della provincia tranne quelli precettati per garantire il servizio pubblico (raccomandate, assicurate).
I sindacati protestano contro la privatizzazione totale delle Poste disposta dal governo per ridurre il debito pubblico e contestano l’assenza di un dibattito pubblico su una vicenda che rischia di azzerare la funzione sociale ed il servizio pubblico universale.
Le segreterie nazionali esprimono profonda preoccupazione sui rischi di una ulteriore privatizzazione di Poste Italiane e sulle conseguenti ricadute occupazionali. Per i sindacati sono a rischio almeno 20.000 posti di lavoro sia nel settore postale che nel finanziario. Secondo i sindacati, i piccoli uffici scomparirebbero definitivamente, tra cui molti nella nostra provincia.
Alla decisione del governo di mettere in borsa le rimanenti azioni in possesso del soggetto pubblico si aggiungono l’intenzione dell’Azienda di effettuare il recapito a giorni alterni, un’applicazione inefficace e sbagliata della riorganizzazione dei servizi postali, la carenza di addetti nella sportelleria degli uffici postali, i continui distacchi del personale, la mancata trasformazione dei part-time, le continue pressioni commerciali. Su questi temi non è stata data alcuna risposta dall’Amministratore delegato Caio nel corso dell’ultimo incontro con le organizzazioni sindacali.
“Noi chiediamo al governo la revoca e non la momentanea sospensione della vendita delle azioni di Poste Italiane. Non possiamo consentire che la più importante azienda di servizi in Italia, con 140.000 dipendenti, che produce ogni anno utili e non perdite, venga smembrata e distrutta da una incomprensibile e sbagliata privatizzazione che ha come unico fine quello di fare cassa – afferma il coordinatore prov.le Slp-Cisl Aldo Fabriani – Il governo conta di incassare circa due miliardi dalla vendita delle azioni, una goccia nell’oceano del debito pubblico italiano. Una vera inezia di fronte al grave danno che verrebbe inferto all’azienda, ai lavoratori ed alla cittadinanza. A risentirne maggiormente i territori come il nostro, costellato di piccoli uffici, che difficilmente rimarrebbero in vita in una azienda totalmente in mano ai privati. Per questo – conclude Fabriani – chiediamo ai cittadini ed ai sindaci, soprattutto dei piccoli comuni montani, di schierarsi al nostro fianco”.
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