Sono circa tremila le aziende agricole a rischio nei territori dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo che hanno subito danni strutturali gravi nelle campagne dove c’è un’elevata significativa presenza di allevamenti con oltre centomila animali tra mucche, pecore e maiali.
È quanto emerge dalla prima analisi dei danni provocati dal sisma nelle elaborato dalla Coldiretti che esprime “apprezzamento” per l’impegno del presidente del Consiglio Matteo Renzi a favore degli agricoltori colpiti e per la convocazione per definire misure straordinarie per il settore da parte del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di “una riunione straordinaria sull’emergenza terremoto con gli assessori regionali Carlo Hausmann del Lazio, Anna Casini delle Marche, Fernanda Cecchini dell’Umbria e Dino Pepe dell’Abruzzo”.
Nelle aree colpite dal sisma, precisa Coldiretti, la percentuale maggiore di superficie agricola utilizzata è destinata a prati permanenti e pascoli, a conferma del deciso orientamento verso le attività di allevamento e il prevalere quasi ovunque delle pecore. Anche se i bovini sono presenti a Norcia, Cascia ed Amatrice ma anche nel maceratese. Oltre il 90% delle aziende agricole sono di tipo familiare, sottolinea l’organizzazione agricola, condotte direttamente dal coltivatore con una forte presenza dell’agriturismo che è particolarmente presente nei comuni dell’Umbria dove tocca la percentuale del 33%, soprattutto a Norcia (50%) e a Preci (75%).
“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare la necessità che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.
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