(di Sabrina Vecchi) Presunti diverbi, vecchi rancori, chiacchiere ed opinioni contrastanti sul legame tra gli abitanti di Poggio Bustone ed il suo concittadino più celebre, Lucio Battisti, cancellati in una piazza nello spazio di due ore. È ciò che è accaduto ieri sera durante un evento che rimarrà per anni della storia dei nostri territori, all’insegna della musica, del ricordo, delle emozioni e delle parole. Se poi quelle parole sono state scritte da Mogol, trattasi di capolavori. Se sul palco c’è proprio lui a spiegare come nacquero, l’alchimia si fa potente, ed il turbinio di sensazioni va a mille.
Guadagna timidamente il palco Mogol, schivo e riservato come da carattere, poi si ferma a guardare il numerosissimo pubblico arrivato per lui. Tutti balzano in piedi per applaudirlo, lui si commuove, manda baci, ed il ghiaccio è definitivamente rotto. Da lì in poi grazie a Gianni Neri e la sua band sono solo successi, hit famosissime scritte dal paroliere non solo per Lucio Battisti, ma anche per Mina, Celentano, Gianni e Marcella Bella, Pino Mango, Luigi Tenco, Cocciante, Leali e chi più ne ha più ne metta. Non si risparmia Mogol, visibilmente emozionato nel trovarsi “sulla montagna con una grande pianura sotto” che gli descriveva il suo amico Lucio, “lì dove la gente se trova un ferro di cavallo storto lo porta a casa e lo aggiusta”.
Una serata fredda solo meteorologicamente quella trascorsa a Poggio Bustone, ad un mese esatto dal sisma del 24 agosto per le cui popolazioni sono stati devoluti tutti i proventi dell’evento organizzato in pochissimo tempo dall’assessorato alla cultura del Comune. Mogol lascia a tarda serata il paese natale del suo amico Lucio con la soddisfazione stampata sul viso, tra l’affetto della gente – “l’unica cosa che non si può comprare con i soldi” – e forse, anche con la gioia che dopo la prima vittoria nella battaglia legale con gli eredi di Battisti il suo canto sia finalmente tornato ad innalzarsi. Libero.
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