Pubblichiamo l’articolo di Valerio Pasquetti apparso oggi sul “Corriere di Rieti”.
Il Rbc non sembra avere un futuro. Lo ha tacitamente ammesso il neo presidente Carmine Rinaldi che, a conclusione della nuova disfatta casalinga targata Palestrina, ha commentato: “fino ad ora ci abbiamo messo tanta buona volontà, ma dinanzi al perseverare della mancanza di risultati anche la buona volontà può venir meno”. Insomma non è escluso che al termine di questa stagione l’odierna compagine societaria del RBC possa chiudere bottega. E poi? Chissà! Nel frattempo Michele Martinelli che doveva essere il salvatore della patria, colui nel quale la tifoseria riponeva le proprie speranze di rinascita che fine ha fatto? L’uomo di Roseto si è dileguato senza che la società abbia avuto l’accortezza – per rispetto della città, degli sportivi, dei soci come dello stesso Martinelli – di rendere noto come e perché il rapporto tra il RBC e Michele Martinelli è venuto meno. Così Il Corriere di Rieti si è rivolto direttamente alla fonte. Allora, Martinelli, perché ha abbandonato Rieti? Perché questa sua avventura in seno al RBC non è mai decollata? “Fin dai primi giorni successivi all’assunzione della qualifica di direttore generale, notai che le cose non andavano per il giusto verso. In sede c’era un quotidiano arrivo di telefonate, lettere di avvocati e lodi per pregresse situazioni che andavano affrontate. Posi il problema ed alcuni soci mi dissero: “siamo persone serie ed i debiti li paghiamo”. Solo che i tempi non erano quelli necessari e le cose rischiarono subito di precipitare. Poi arrivò la volta della prima partita a Scauri che facemmo perchè io, personalmente, detti a Bagalà i miei soldi per le spese di trasferta. Certo all’inizio qualche aggiustamento, qualche difficoltà può esserci, ma il clima non era dei migliori. Non tutti i soci condividevano il “modus” e lo dicevano apertamente, ma non si riusciva ad arrivare ad una conclusione fattuale della vicenda e il bilancio, scoprimmo, non si poteva chiudere perchè c’era solo un brogliaccio e non le relative scritture contabili. Queste vicende mi mettevano in continuo conflitto interno: la voglia di fare e di superarle e la constatazione che non si riusciva a fare che piccoli e parzialissimi passi in avanti, anzi passetti indietro dal baratro, solo quando le situazioni parevano davvero compromesse. E la situazione, è bene dirlo, non era di un debito infinito, per quanto ricordo attorno a 150.000 euro, ma con ceditori ormai sfiancati da continue promesse disattese. Il continuo rimbalzare di questi eventi con una parte della società che manifestava perplessità ed un’altra che diceva che tutto si sarebbe risolto non mi aiutavano a trovare l’equilibrio per proseguire con la giusta serenità e questo lo avevo fatto più volte presente. La situazione era arrivata ad un punto di rottura, tant’è che alla fine di settembre, con l’incombenza di pagare il primo stipendio, dovetti rassegnare le dimissioni per riuscire a smuovere le acque e far sì che quell’adempimento fosse onorato. Fra l’altro non sono venuto successivamente alle partite anche perchè volevo che tutti i soci si avvicinassero alla squadra. Senza il loro coinvolgimento, anche emotivo, non si poteva sperare di sostenere gli sforzi economici e quindi lasciare spazio ad altri mi sembrava una buona idea. Fra l’altro, tutte le volte che è servito, ho personalmente parlato con la squadra ed il coach, anche in termini duri”. E adesso che la situazione rischia di precipitare che farà Michele Martinelli? “Mi ero messo in prima fila per un rilancio che si è rivelato intempestivo, parimenti capisco di essere in prima fila quando bisogna ripensare e rimodulare quel rilancio. Di qui l’accondiscendenza ad una sorta di “esonero” tecnico che Leoncini mi ha fatto non condividendo la mia scelta circa il nuovo allenatore (Condello ndr) e mettendomi in condizione di dovermi rimangiare la parola data, all’interno delle mie autonomie. Ho capito che non c’era più fiducia e quindi che era il caso di togliere il disturbo anche perchè il rilancio era divenuto, per i motivi economici ai quali ho accennato appena sopra, obbiettivamente anacronistico”. E se Rieti la chiamasse di nuovo? Cosa farebbe Martinelli? “Il mio affetto nei confronti del basket a Rieti non è diminuito e se dovesse accadere che questa società perdesse l’entusiasmo per andare avanti, a condizione di non dover rispondere del pregresso, sarei pronto a raccoglierne il testimone con tutte le persone di buona volontà che volessero partecipare”. Foto: Emiliano GRILLOTTI © 11 Gennaio 2011