“In questi giorni si è dato per scontato che tutti gli edifici pubblici fossero adeguati ai criteri antisismici, invece non lo è nessuno. Quelli che fece la Provincia furono lavori di riparazione su complessi, essenzialmente chiese monumentali, danneggiati dal terremoto dell’Umbria”.
Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, il deputato del Pd Fabio Melilli, ex subcommissario per la ricostruzione delle province del Centro Italia dopo il terremoto dell’Umbria del 1997. “Facemmo trecento interventi in tutto. Secondo la procedura – spiega Melilli – tutti gli enti esprimevano un parere, quindi il progetto veniva vagliato e approvato dal comitato tecnico scientifico, infine noi subcommissari, a valle, davamo il via all’appalto. Avviai il 90% dei lavori ma la complessità burocratica incise sui tempi, tanto che alcuni progetti sono ancora in via di completamento”.
La spesa fu di circa 70 milioni di euro, “decisa ovviamente a monte. Noi ci limitammo ad appaltare i lavori. Gli enti attuatori erano il Commissario, il Comune, la Curia e la Soprintendenza. Ma la maggior parte erano monumenti: la Soprintendenza era decisiva”, dice Melilli, e “per le Soprintendenze la tutela del monumento è la vera priorità”. “Per quanto riguarda le chiese di Amatrice e Accumoli – precisa – furono date indicazioni precise di limitare gli interventi alle porzioni danneggiate a tutela della monumentalità degli edifici”.
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