Ieri alle ore 10.30 i 7 ragazzi dell’Alpinismo Giovanile del CAI di Rieti hanno raggiunto la loro prima cima impegnativa sulle Alpi di Aosta, il Gran Paradiso (m. 4.061), nel cuore del Parco Nazionale più antico d’Italia. Per loro è stato coronare un grande sogno: impegnativo per l’allenamento in quota che è stato fatto nei mesi precedenti, molto rilevante dal punto di vista alpinistico vista l’età dei giovani quindicenni, di grande soddisfazione personale per ciascuno di loro e per il team visto che avere finestre di bel tempo, giusta acclimatazione e buona qualità della neve sul ghiacciaio sono variabili che non garantiscono sempre la riuscita certa dell’impresa.
Oggi sono di ritorno, partiti da Rieti lunedì 25 con zaini pesanti in spalla; hanno dormito in diversi rifugi in quota (accanto al nuovo, c’è il vecchio Rifugio Vittorio Emanuele, luogo tra i più storici delle Alpi, 1884), accompagnati da entusiasmo e determinazione. Sono stati guidati dai tre esperti accompagnatori di Alpinismo Giovanile e dal tecnico del Soccorso Alpino del CAI di Rieti che ha consentito la progressione con maggiore sicurezza possibile. Hanno percorso la Via Normale del versante Ovest, che sebbene lunga è priva nel complesso di vere difficoltà tecniche; i tratti più impegnativi sono il pendio che precede la cresta sommitale e il passaggio su roccia che dà accesso alla vetta tradizionale, dove è posta la famosa Madonnina. Ma al di là del successo della cima, raggiunta il 28 luglio, è importante il processo che ha permesso loro di ottenere questi risultati. Il gruppo di piccoli alpinisti si è fatto valere nel tempo, alcuni hanno mosso i primi passi in montagna in seguito ad un progetto didattico del CAI di Rieti presso la scuola Cirese.
La maggior parte di loro è cresciuto nel CAI maturando allenamento, consapevolezza del rischio, senso di autodisciplina e determinazione, unito ad una grande passione per tutte le attività in montagna. I ragazzi sono stati seguiti dai titolati e dai soci del CAI che hanno saputo trasmettere, grazie a un percorso educativo strutturato, non solo la passione per l’ambiente montano a cominciare dall’assidua frequentazione del Terminillo, ma anche la cultura di montagna attraverso i week end nei rifugi, la partecipazione a concorsi, la frequentazione della sede sociale, la visione di film di montagna. Ogni attività che da anni li ha visti costantemente protagonisti è stata svolta sempre con allegria, con attenzione ai valori di condivisione e non di competizione, di progressiva responsabilità e consapevolezza. Sono adolescenti normali che si sono saputi mettere in gioco non rinunciando al telefonino ma adattandosi al minestrone in un rifugio, al sacco a pelo e all’alzataccia all’alba quando serve. E magari, presto qualcuno di loro diventerà uno dei più giovani Accompagnatori del CAI di domani. (di Ines Millesimi)
Foto: CAI ©